Diventa un giallo il video di Catania. "Il carabiniere nega di aver girato il film"

Il sottosegretario Molteni in Parlamento: "Il militare ha ritrattato la sua versione". La sinistra attacca: "Salvini sveli l'arcano e dica al Paese quali sono le sue fonti"

Nicola Molteni
Nicola Molteni
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Il mistero del video galeotto non si scioglie. Si sa chi «non» ha girato le immagini della dottoressa Iolanda Apostolico durante l'ormai celebre manifestazione: il governo, per bocca del sottosegretario all'Interno Nicola Molteni - che ha risposto ieri in Commissione Affari Costituzionali - ha ufficialmente garantito che a registrare l'evento di Catania (risalente ormai a cinque anni fa) non è stata la Polizia: «È stato escluso che il materiale sia stato estrapolato dalla documentazione relativa ai servizi di ordine pubblico disposti per la manifestazione in argomento». E non è stato neppure il carabiniere che giorni fa se ne era attribuito la paternità: «Il militare - rivela Molteni - ha successivamente ritrattato le proprie affermazioni, e nei suoi confronti sono in corso accertamenti finalizzati alla valutazione della rilevanza disciplinare della sua condotta». Ma non si sa chi lo abbia girato e successivamente fatto arrivare a Matteo Salvini, che poi lo ha reso pubblico.

Le opposizioni però non demordono, e già oggi rilanceranno gli interrogativi sul misterioso caso del video «senza babbo né mamma», come ironizza il radicale Riccardo Magi, e chiederanno a Salvini (per interposto ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, che risponderà oggi alle interrogazioni nell'aula del Senato) di scoprire le carte e fare i nomi. Al titolare del Viminale i senatori del Pd, autori dell'interrogazione, chiedono «la precisa ricostruzione dei fatti e delle modalità con le quali i filmati sono stati registrati, acquisiti e sono entrati nella disponibilità del ministro Salvini». Il question time con Molteni di ieri, insomma, non è bastato a cancellare i dubbi e i quesiti delle opposizioni. «Eppure - fa notare dalla maggioranza Paolo Emilio Russo di Forza Italia, membro della Commissione, «Molteni è stato molto chiaro e ha risposto ai quesiti senza girarci attorno: ha escluso che siano state le Forze dell'Ordine a registrare il video, confermando che non era agli atti. Il caso mi pare chiuso, e sarebbe bene tornare a parlare del contenuto e non del contenitore». Di altro avviso Magi: «Il sottosegretario ha detto che non sono state le Forze dell'ordine, che il video non era agli atti della questura di Catania, che il carabiniere ha ritrattato.

A questo punto l'unico che può svelare l'arcano di questo pasticcio all'italiana è Salvini. E fa sorridere che un ministro rifiuti di svelare le sue fonti come fanno i giornalisti con gli scoop: Salvini non è esattamente Bob Woodward alle prese con il Watergate». L'esponente di +Europa sottolinea come «certamente esista un problema di opportunità per i magistrati, che non dovrebbero partecipare a manifestazioni politiche». Ma questo «non inficia la sentenza su un decreto malscritto dal governo, e apertamente in contrasto con il diritto europeo». L'esponente di Sinistra italiana Nicola Fratoianni mette in dubbio le affermazioni del rappresentante del governo: «Quel filmato è stato girato in una zona del porto di Catania dove potevano accedere solo le forze dell'ordine. Dunque la domanda resta».

Una smentita alla ricostruzione di Molteni arriva anche dal sindacato dei Carabinieri Sim: il milite «non ha mai confessato ai suoi di aver girato il video. Né, dunque, avrebbe potuto ritrattare». E il Pd annuncia: «Piantedosi dovrà chiarire anche su questa rivelazione».

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