Il governo dà l'ok alla castrazione chimica per gli stupratori. Ma il Pd va su tutte le furie

L'esecutivo dà parere favorevole al tavolo tecnico. I dem vanno all'attacco: "Deriva di stampo medievale, grave scivolamento verso pratiche che richiamano pene corporali"

Il governo dà l'ok alla castrazione chimica per gli stupratori. Ma il Pd va su tutte le furie
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Non c'è ancora una vera e propria approvazione, ma da parte del governo è arrivato un primo ok per un tavolo tecnico sulla castrazione chimica volontaria. Eppure tanto è bastato per mandare su tutte le furie il Partito democratico, che accusa il governo di aver tracciato la strada verso la disumanità. Evidentemente al Nazareno non sanno che in Gran Bretagna a breve partirà la sperimentazione sulla castrazione chimica. Eh no, alla guida del Regno Unito non c'è un facinoroso con simpatie per il fascismo ma c'è il laburista Keir Starmer. Mentre in Italia la sinistra va sulle barricate.

Il governo ha dato parere favorevole all'ordine del giorno della Lega al dl Sicurezza, che porta la firma di Igor Iezzi. Il sottosegretario all'Interno, Nicola Molteni, ha chiesto di riformulare l'impegno all'esecutivo aggiungendo le parole "conformemente agli impegni già assunti". L'odg ricalca una proposta già presentata dal Carroccio: il testo impegna il governo a istituire "quanto prima" una commissione o un tavolo tecnico che dovrà valutare la possibilità per il condannato di aderire, "con il suo consenso", a percorsi di assistenza sanitaria, di natura sia psichiatrica sia farmacologica, "anche con eventuale trattamento di blocco androgenico mediante terapie con effetto temporaneo e reversibile, diretti ad escludere il rischio di recidiva". Il che, ovviamente "nel rispetto dei princìpi costituzionali e sovranazionali", si potrebbe prevedere in caso di reati di violenza sessuale o di altri gravi reati determinati da motivazioni sessuali.

Qual è stata la reazione della sinistra? Gridare allo scandalo e puntare il dito contro il governo. I capigruppo del Partito democratico delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera, Simona Bonafè e Federico Gianassi, insieme al responsabile nazionale Sicurezza del Pd, Matteo Mauri, hanno affermato che il via libera dell'esecutivo all'ordine del giorno della Lega per istituire un tavolo tecnico sulla castrazione chimica rappresenta "un grave scivolamento verso pratiche che richiamano pene corporali" e che sarebbe "in palese contrasto con la Costituzione e i princìpi dello Stato di diritto". I dem hanno denunciato una "deriva giustizialista", che non avrebbe alcun effetto positivo sulla prevenzione della violenza. Insomma, un scorciatoia punitiva "di stampo medievale". Ecco perché il Pd ha chiesto al governo e alla maggioranza di riflettere sulle conseguenze della proposta e di ritirare il sostegno a misure "che minano i fondamenti del nostro ordinamento giuridico".

Non poteva mancare la reazione stizzita di Alleanza Verdi-Sinistra, che ha tirato in ballo il dramma dei femminicidi per accusare il partito di via Bellerio di tornare alla carica sulla castrazione chimica consensuale.

Per Luana Zanella, capogruppo di Avs alla Camera, si tratta di un mantra inaccettabile: "Ripetono continuamente la stessa cosa ma non si sono mai impegnati con altrettanta convinzione a contrastare a monte le cause della violenza dei maschi". Il carrozzone rosso d'Italia vuole per caso insinuare che il kompagno Starmer insegue il ritorno a misure medievali di tipo corporale?

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