"Ragazzi...". E l'opposizione bacchettona se la prende con la Meloni

È bastato che Meloni si rivolgesse in Aula ai presenti durante le comunicazioni con l'intercalare "ragazzi" per scatenare la furia dell'opposizione

"Ragazzi...". E l'opposizione bacchettona se la prende con la Meloni
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Nervi tesi dai banchi dell'opposizione durante le comunicazioni del premier Giorgia Meloni alla Camera. Continuo il brusio che si solleva dai banchi in cui siede la sinistra mentre parla il presidente del Consiglio. Brusio spesso interrotto da vere e proprie contestazioni ai danni di Meoni, che all'ennesimo tentativo di interruzione ha esclamato, senza scomporsi: "Ragazzi, vi vedo sempre un po' nervosi". Il presidente del Consiglio in carica da un anno e mezzo pare crei fastidio nell'opposizione quando utilizza per le comunicazioni un registro meno formale e ingessato, utilizzando come intercalare "ragazzi" per rivolgersi ai parlamentari.

Ogni volta che il premier pronuncia quella parola, dai banchi della sinistra si alzano rimostranze infastidite, che presuppongono una percezione di mancanza di rispetto da parte dei parlamentari di opposizione. Lo stesso Lorenzo Fontana, davanti alle proteste, è dovuto intervenire per sollecitare il premier, ricordando che quello in corso non era un "dibattito. Termini pure le sue comunicazioni". Ma nemmeno l'intervento del presidente della Camera è servito a placare gli animi dell'opposizione, sempre pronta a scaldarsi su questioni di concetto e mai su temi importanti.

Ed è proprio davanti al continuo lamento da parte della sinistra che il presidente del Consiglio è intervenuto nel merito delle proteste: "D'accordo, non vi chiamerò 'ragazzi' ma 'giovani onorevoli'. Anzi solo onorevoli. È evidente che non vi sono particolarmente simpatica, ma noi romani ogni tanto lo diciamo 'ragazzi'. Vi chiedo scusa comunque". Il premier Meloni ha spiegato ai presenti come quella parola non nasca da una volontà di mancare di rispetto ma che si tratta di un intercalare comune. L'intervento del premier ha dato vita a un botta e risposta con alcuni esponenti dell'opposizione. "Mi scuso anche con i romani", ha quindi concluso con sarcasmo il premier davanti a quella protesta surreale.

Quindi, rivolgendosi nuovamente ai presenti, un po' per ironia e un po' per spezzare le tensioni, ha chiesto: "Posso dire 'ragazzi' al governo? No. Cosa preferite, 'giovani parlamentari'?".

Le proteste dai banchi del parlamento sono proseguite e così il premier ha deciso di virare sul più istituzionale "onorevoli colleghi", portando così a termine il suo intervento, nonostante siano proseguiti i brusii e i lamenti.

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