Il Parma fa l’incantesimo e gela il Napoli in casa

Il Parma fa l’incantesimo e gela il Napoli in casa

Una notte da incubo. Altro che serata per sognare e stare in vetta da soli almeno per qualche ora. Il Parma riporta sulla terra il Napoli che fallisce una prova di maturità. È lontana l’impresa di San Siro contro l’Inter, lontanissima quella col Milan. Per la prima volta da quando guida gli azzurri Mazzarri «maledice» la sosta, tre vittorie e tre pareggi fino a ieri. Il tecnico ci ha provato in tutti i modi a rompere l’incantesimo messo a punto dal collega Colomba, ma senza successo. E i gialloblù, dopo Chievo e Fiorentina, confermano: il Napoli quando deve fare la partita non è travolgente come quando può agire di rimessa. Più ombre che luci per i tre tenori. E pensare che prima di ieri il Parma in trasferta aveva raccolto zero punti e sette gol contro Juventus e Fiorentina.
I «titolarissimi», tradiscono Mazzarri che non fa turnover perché fiuta il momento importante e vuole evitare un’altra «inquisizione» da turnover, tipo post-Chievo. Il Napoli prova subito a menare le danze, ritmo e aggressività quello che chiede Mazzarri ai suoi. Lavezzi e compagni provano ad eseguire, trascinati soprattutto dalle folate di Dossena sulla sinistra, complice un Bibiany poco propenso a coprire. L’esterno sinistro è una spina nel fianco per la difesa del Parma, ma davanti il trio meraviglia fatica ad entrare in partita. Una colpa grave perché quando a turno si mette a cantare uno dei tre tenori, davanti a Mirante si balla che è un piacere. Lavezzi si accende quando la mezz’ora è scaduta da due minuti: due-tre-quattro avversari saltati di fila e poi dà lavoro alle moviole per un tocco dubbio in area. Subito dopo Hamsik semina il panico, ma la difesa gialloblù si salva a fatica. Invece nel finale di tempo è Mirante a dover superarsi due volte su Cavani. Il Parma prova a rispondere colpo su colpo, gli riesce anche bene perché Colomba presenta un 4-4-2 ordinato e senza fronzoli che toglie spazi agli avversari. Giovinco e la velocità di Biabiany non permettono ai difensori azzurri disattenzioni. Il Napoli va a folate, non riesce a dare continuità e fatica soprattutto in fase di costruzione con una manovra lenta, colpa anche del poco movimento degli attaccanti.
Mazzarri si fa sentire nello spogliatoio, poi lancia il segnale: via la giacca e fa partire l’arrembaggio (un po’ come quando Pantani in salita si toglieva la bandana). Ma è un’illusione. Perché Gobbi, su splendido assist di tacco di Floccari, infila De Sanctis e gela il San Paolo. È una notte stregata, il Napoli non reagisce e allora Mazzarri prova a dare la scossa: fuori un difensore (Aronica), dentro un attaccante (Mascara), per un spregiudicato 4-2-4. Il messaggio alla squadra è chiaro: o la va o la spacca, voglio vincere. e sembra azzeccarci. Perché Lavezzi si inventa un tacco strepitoso che manda in gol Mascara e riaccende compagni e tifosi. Ma è un’altra illusione. Perché Modesto fa sprofondare ancora il Napoli su assist di Giovinco.

Mazzarri prova di nuovo a raddrizzarla con un’altra punta, Lucarelli. Ma prima Mirante a Maggio e poi il palo a Cavani, dicono di no. A conferma che è una notte stregata. Di quelle che a Fuorigrotta non vogliono più rivivere, anche perché giocheranno sempre sotto i riflettori in casa.

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