Parmalat, una settimana per fermare Lactalis

E' in corso la guerra del latte. Oggi nuovo vertice tra le banche e la Cassa depositi: l’obiettivo è varare la cordata entro fine mese

Parmalat, una settimana  
per fermare Lactalis

Parmalat, per la cordata italiana parte il conto alla rovescia. Già oggi dovrebbe tenersi la riunione decisiva tra la Cassa depositi e prestiti e le banche, guidate da Intesa Sanpaolo, nelle stesse ore in cui il «dossier Collecchio» sarà sotto i riflettori del vertice tra i governi di Roma e Parigi. La cordata italiana confida nella «moral suasion» del governo per convincere Nicolas Sarkozy a mediare con Lactalis, che controlla il 29% di Parmalat. L’obiettivo è persuadere il colosso del latte transalpino a mollare la presa così da arrivare a un accordo con le banche italiane (oltre a Intesa Sanpaolo, ci sono Unicredit, Mediobanca e Bnl) e la Cdp.
La cordata italiana dovrebbe essere formalizzata entro fine mese, in modo da avere il progetto pronto per l’assemblea, rinviata al 28 giugno grazie al decreto «anti-scalate» dell’esecutivo. Resta però da sciogliere il nodo Granarolo. Il gruppo bolognese avrebbe dovuto essere il pilastro industriale del «salvataggio» di Parmalat, ma all’interno della cordata sarebbe emersa - soprattutto da parte di Cdp, autentico «regista» dell’operazione - l’idea di escludere il gruppo cooperativo dalla partecipazione a Latco, la holding anti-Lactalis a cui lavorano le banche e che dovrebbe lanciare un’Opa sul 60-70% di Parmalat.

Questo per i problemi legati al conferimento in Parmalat degli asset di Granarolo, che è detenuta all’80% dalla cooperativa Granlatte e al 20% dalla stessa Intesa Sanpaolo. Ma Granarolo non intende aspettare, nè tanto meno diventare una controllata del gruppo Parmalat. In caso di stop il gruppo sarebbe pronto a dare l’addio al progetto.

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