«Partigiani, venite con me sulle tombe di Salò»

Ultimo ferragosto da sindaco. E Gabriele Albertini, dopo quasi nove anni, racconta il suo più grande rimpianto. Non esser riuscito a portare almeno un partigiano a pregare sulla tomba dei caduti della Repubblica di Salò. Dichiarazione forte, in linea con pensieri e comportamenti portati avanti con coerenza e testardaggine. Inevitabilmente destinata a sollevar polemiche anche in una sonnacchiosa giornata di mezza estate.
Quando Albertini si regala una sorpresa. Mazzo di fiori in mano, suona al campanello di Alda Merini. E porta la poetessa a pranzo, in piazza del Cannone, in mezzo a un mare di milanesi restati in città. «È un grande onore - si lascia andare solo per un attimo la Merini -. Felice? Mai. Come tutti i poeti sono sempre malcontenta». E chiede un bicchier d’acqua. Abito marrone, Albertini stringe mani, saluta, sorride, posa per tante foto. «Malinconia? No, forse perché sto ancora vivendo questa esperienza. Magari l’anno prossimo, quando sarò da tutt’altra parte e mi ricorderò di questi momenti, di questa umanità che esprime riconoscenza per chi ha messo un impegno assiduo per lasciare una Milano migliore di quella che abbiamo trovato».
E a chi gli chiede di bilanci e rimpianti, Albertini racconta delle 25mila lettere all’anno ricevute. «Piene di richieste e bisogni insoddisfatti». Ma dovendo scegliere, il sindaco non ha dubbi. Un po’ di magone c’è per quel mancato «atto di pietà», per quell’omaggio ai caduti della Repubblica sociale mai arrivato. «Eppure - spiega - la volontà di pochi o addirittura anche di una sola persona avrebbe potuto significare un importante cambiamento. Ogni anno il primo novembre ho chiesto, forse addirittura implorato che qualcuno mi accompagnasse al campo Dieci del Cimitero Maggiore. Ma nessuno dell’Associazione nazionale partigiani è mai stato disponibile per questo semplice gesto». Scandisce le parole, si rende ben conto di cosa significhi quello che sta dicendo. «Sia chiaro - aggiunge - che questo non significa assolutamente rivedere i valori, né dare un giudizio. La dittatura è stata sconfitta dalla storia». Inevitabile e piccata la replica di Aldo Aniasi. «Ognuno di noi - la replica dell’ex sindaco, per la Resistenza capitano Iso - ha tanti rimpianti.

Scegliere quel rimpianto, con tutte le polemiche che ha suscitato, mi sembra una doppia provocazione».
Ma Albertini è tipo tenace. E lo dimostra anche questa volta. «C’è ancora un primo novembre. Sempre che il Padreterno lo voglia o la politica non si metta di mezzo. Vedremo».

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