"Chiediamo un'ispezione al ministero della Giustizia per la applicazione del Codice rosso alla Procura della repubblica di Milano". La tranquillità della domenica mattina di una donna ucraina che a Paderno Dugnano vive con due figli minorenni finisce in ospedale. La sua denuncia di Codice rosso contro il compagno egiziano Ahmed M. originario di Sharkyia, datata 3 ottobre 2025, è rimasta lettera morta. E in codice rosso ci è finita lei.
Il suo avvocato è una furia mentre ci racconta l'aggressione. "Avevamo chiesto di farlo uscire di casa invano, dopo tanti litigi l'ha mandata in ospedale con sette giorni di prognosi", racconta al Giornale Claudio Defilippi, mostrandoci la denuncia di Maryna O., ucraina poco più che 40enne. "Lui è in casa anziché in galera, lei è all'ospedale". Il fascicolo è in mano al pm Carlo Enea Parodi come dimostra l'anagrafica del Tribunale di cui il Giornale è in possesso, la donna tramite il legale racconta che il compagno mentre la picchiava le diceva con te la faccio finita". Sarebbe riuscita a scappare spruzzandogli il peperoncino negli occhi, la denuncia per Codice rosso non è la prima e non sarà l'ultima.
Ma il legale si sorprende per l'immobilismo della Procura che ha lasciato un marito violento a casa con la sua potenziale vittima e i suoi due bambini di 11 e 9 anni, presenti al momento delle percosse. Nella denuncia ai carabinieri sarebbe stato allegato anche un video di minacce.
Gli uomini dell'Arma sono impotenti, non possono arrestarlo anche se la donna - visitata in Ginecologia in degenza come prevede il protocollo sulla violenza sulle donne - dichiara che il compagno violento avrebbe voluto impossessarsi dei documenti dei bambini. Eccolo, il motivo dell'ennesima aggressione. "I carabinieri hanno risposto, un maresciallo della compagnia di Paderno Dugnano mi ha confessato non lo abbiamo neanche interrogato nei 5 giorni previsti dalla legge", ci dice Defilippi riportando il racconto della donna.
L'avvocato è intenzionato a fare causa anche al ministero della Giustizia e a presentare una denuncia a Brescia, ipotizzando l'omissione di atti d'ufficio perché per far partire l'inchiesta serviva l'ok del magistrato mai arrivato, finora. In serata, nonostante la prognosi, la donna ha preferito dimettersi e tornare a casa dai figli.