Pasolini, un pugno nello stomaco

Pasolini, un pugno nello stomaco

Sono i colori rosso e nero a dominare la scena del Modena per l'ultima creazione di Gallione. Un rosso forte, cupo che sa di sangue e un nero che inevitabilmente riporta alla morte, ma anche il rosso e il nero della roulette, il gioco d'azzardo così simile a quella vita vissuta pericolosamente dal protagonista dello spettacolo di Gallione, Pier Paolo Pasolini. «La commedia delle ceneri» è costruito intorno alla vita e alle opere del poeta regista in maniera verace, cruda e di effetto. Anche questa volta dopo l'esperienza di Spoon River il regista genovese usufruisce della sala del Modena in maniera contraria, svuotando nuovamente dalle poltrone la platea e riportando il pubblico sul palcoscenico, ottenendo così un impatto maggiore tra chi guarda e chi opera in scena.
Sotto le note incalzanti della canzone di Celentano del'60 «24.000 baci» si apre lo spettacolo ed è subito un pugno allo stomaco. La scena è forte e riguarda l'epilogo della vita di Pierpaolo con la sua drammatica morte. Su un tappeto di copertoni di auto triturati spalmati su quello che è diventato il palcoscenico, si consuma nella maniera più coinvolgente il massacro del poeta regista. Ai danzatori del gruppo Dergah Danza Teatro di Giovanni Di Cicco il compito di essere i bulli che si divertono ad aggredire e martoriare il povero corpo di Pierpaolo che si accascia senza vita senza neanche troppo reagire. Una danza macabra di una scena tanto terribile quanto paradossalmente bella che presenta subito lo spettacolo per quello che è: nessuna falsa immagine di Pasolini. Lui era sì uno dei maggiori intellettuali che hanno segnato la cultura italiana, ma era anche quell'omosessuale che per le sue debolezze carnali girava nei sobborghi di Roma in cerca di emozioni e per questo ha pagato con la vita. In quello che è uno spettacolo variegato in cui, come altre volte nel percorso di Gallione, si intersecano varie discipline artistiche, viene presentato lo sguardo che Pasolini aveva verso il mondo, verso la sua «povera Italia» e verso la vita in generale. Uno sguardo dalla filosofia scettica che il regista risolve dando a Pierpaolo due volti differenti quello del poeta e quello del regista, utilizzando anche due differenti attori per i due ruoli. Con il pestaggio e la morte del Poeta si apre lo spettacolo, con il funerale del Regista si chiude. Al centro di questo anello, si disvela la vicenda umana e intellettuale di un artista non allineato. Fabrizio Matteini a cui è affidato il ruolo di Pasolini poeta presenta bene il lato dolce e un po' timido di Pierpaolo, esibendo una gestualità quasi infantile che nasconde le angosce interiori del poeta, mentre Riccardo Maranzana tira fuori altrettanto abilmente il lato pubblico del Pasolini regista che si relaziona con mondo esterno e stampa. Tra la note del Requiem di Mozart e quelle della popolare canzone Amado mio che riporta alla sensualità del film Gilda nonché all'omonimo libro di Pierpaolo, si evocano attraverso metafore e quadri visionari risolti a passi di danza, i suoi tormenti interiori.

Ed ancora la danza sembra essere il linguaggio più adatto per presentarci le maschere grottesche della politica e «i potenti», i ragazzi di vita e i giovani rivoluzionari che brulicavano nella testa del poeta.
Uno spettacolo indubbiamente di spessore e ben riuscito questo di Gallione in cui si apprezzano in egual misura la recitazione, il canto e il ballo dei protagonisti.
In scena al Modena fino al 29 gennaio.

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