Passa la riforma di Sarkozy, non gli scandali

Un Sarkozy. Anzi, due. Il primo statista, che mantiene la parola e fa approvare dal suo governo una delle riforme delle pensioni più esigenti e significative degli ultimi dieci anni. Il secondo politico, un po’ arruffone, sempre più coinvolto in scandali e scandaletti, cui non è bastata l’intervista televisiva dell’altra sera per scacciare i sospetti. Ieri la stampa gli ha recapitato nuove, imbarazzanti accuse. Le pubblicherà domani il Nouvel Observateur, che le ha anticipate sul suo sito. André Bettancaourt, fondatore del Gruppo L’Oréal, nel 2006 gli avrebbe versato 30mila euro, secondo quanto risulta da una nota confidenziale intitolata «Finanziamento Ump, NS». Ump è il partito di maggioranza, NS sono le iniziali del presidente.
Un Watergate francese, scrive la stampa internazionale, forse non del tutto a proposito in quanto la Costituzione è diversa da quella americana e non contempla la possibilità dell’impeachment. Il paragone più appropriato, semmai è con l’Italia, dove politica e inchieste si intrecciano continuamente. Per noi è ormai una consuetudine, per i francesi una novità traumatizzante.
È inusuale che il presidente debba continuamente battersi su due fronti. Non si sa se abbia davvero ricevuto finanziamenti illeciti o se, come ha dichiarato lui stesso, questa vicenda sia orologeria per impedirgli riforme scomode. Di certo non si può negare un notevole coraggio politico. Nonostante gli scoop che da quasi un mese avvelenano le sue giornate, il presidente tirato dritto, sfidando l’impopolarità. Due Paesi, Italia e Francia, un problema comune: a necessità, ormai ineludibile, di ridurre il deficit pubblico riportandolo nei limiti del Trattato di Maastricht. Tremonti ha presentato il conto alle regioni, Sarkozy ai pensionati.
La riforma approvata ieri dal Consiglio dei ministri prevede un innalzamento graduale dell’età minima pensionabile dai 60 ai 62 anni entro il 2018 e quella massima dai 65 ai 67 anni. Inoltre revoca i privilegi dei funzionari pubblici, allineando il tasso di contribuzione a quello privato, che attualmente è al 10,55%, più alto di ben tre punti percentuali.
Operazione necessaria, ma rischiosa. Nel passato più volte la piazza ha fatto capitolare i governi che hanno tentato di mettere mano allo stato sociale. E anche questa volta i sindacati ci proveranno. In particolare la comunista Cgt, equivalente alla nostra Cgil, che pur continuando a perdere iscritti, conserva una notevole capacità di mobilitazione.
Uno sciopero generale paralizzerà il Paese il 7 settembre, in coincidenza con la presentazione della riforma al Parlamento in seduta plenaria. Altre proteste seguiranno nella speranza di far vacillare l’Ump, nonostante conti su un’ampia maggioranza. Si annuncia una rentrée dalle vacanze esplosiva, che metterà a ulteriore prova la determinazione del presidente che, pur considerando qualche piccola concessioni nel corso del dibattito parlamentare, esclude qualunque ripensamento sui punti fondamentali della riforma.
Insomma, intende tenere duro, nella speranza che nel frattempo la vicenda Bettencourt sia rientrata. Anche ieri, però, il barometro segnalava burrasca. La novità formale è che Eric Woerth, ministro del Lavoro (e, peraltro, autore della riforma delle pensioni) ha rinunciato al suo secondo incarico di tesoriere dell’Ump, accogliendo l’invito dello stesso Sarkozy. Mossa prevista ma che alimenta i sospetti: se le accuse sono infondate, perché costringere Woerth a un passo indietro?
A tenere banco, però, è stato lo scoop del Nouvel Observateur. Il 29 settembre del 2006 Patrice de Maistre, gestore della fortuna della famiglia fondatrice di L’Oréal, scrisse una nota «strettamente personale e confidenziale» ad André Bettencourt. «Lei e la sua signora dovreste fare ognuno due assegni da 7.500 euro a favore dell’Associazione nazionale di finanziamento dell’Ump e dell’Associazione di sostegno all’azione di Nicolas Sarkozy.

Abbiamo con convenuto con Eric Woerth che potreste farli depositare alla sua attenzione presso la sede del partito». In tutto: 30mila euro. Cifra piccola, ma eloquente e, a quanto pare, incompleta. Si parla di versamenti ben più consistenti, che Sarkozy continua a negare. A torto o a ragione?

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