Il patto con il governo spacca la Cgil

Per Epifani i contenuti della riforma sono positivi ma l’ala sinistra si sfila: sconfitta netta, i lavoratori dicano no

da Roma

Il segno delle difficoltà all’interno di Corso d’Italia lo dà la firma del segretario generale, in calce a tutte le cinque pagine del documento: «Per presa d’atto, Guglielmo Epifani». E non solo nome e cognome, come gli altri firmatari che sono i negoziatori (il ministro del Lavoro Cesare Damiano e quello del Tesoro Tommaso Padoa-Schioppa) e i suoi colleghi «generali» Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.
L’opposizione all’accordo dentro la Cgil è palese ed è il riflesso della contrarietà agli «scalini» di Prc e Pdci. E non è un caso che ieri entrambe le ali sinistre della Cgil si siano espresse in toni drastici. Dove Epifani vede un’intesa «un po’ striminzita», ma con contenuti «particolarmente positivi», nel suo sindacato c’è chi scorge «una sconfitta netta» e annuncia una forte campagna per il «no» al referendum-consultazione che sarà tenuto tra i lavoratori sull’accordo. Si tratta di Giorgio Cremaschi, esponente della Fiom e leader della Rete 28 aprile, la componente più a sinistra della Cgil. Ma questa volta il «no» arriva anche dall’area programmatica «Lavoro Società» che è a pieno titolo nella maggioranza che governa il principale sindacato e sostiene il segretario. Per il coordinatore Nicola Nicolosi la trattativa «ci consegna poco di quanto avevamo rivendicato». Il direttivo del sindacato è stato riconvocato per lunedì. Ed è probabile che il sì all’intesa passerà, anche se crescerà l’area degli scontenti di sinistra.
Altro appuntamento importante è quello di martedì, giorno scelto per un esecutivo unitario di Cgil, Cisl e Uil. All’ordine del giorno la consultazione tra i lavoratori. La sinistra Cgil parla di un referendum sullo scalone, dove siano ben chiare e trasparenti le posizioni dei «sì» e dei «no». Per gli altri sarà una consultazione allargata su tutta l’intesa, compreso l’aumento delle pensioni minime.
D’altro canto si sono già espressi a favore sia la Cisl sia la Uil. Sollievo al sindacato guidato da Raffaele Bonanni, al quale premeva soprattutto ribadire la centralità delle organizzazioni dei lavoratori rispetto alle pressioni dei partiti. E impedire scavalcamenti sia da parte del Prc, sia dai moderati della sinistra. Vittoria di metodo incassata. A sorpresa anche l’organizzazione guidata da Luigi Angeletti, che era la più dura, ieri ha dato un giudizio positivo. Merito anche del fondo per finanziare la detassazione dei premi che i datori danno ai dipendenti. Anche l’Ugl - sindacato vicino alla destra - ha siglato l’intesa (con un po’ di ritardo per dubbi sulle modalità della concertazione) e ora chiede di partecipare alle commissioni previste dall’intesa.
Poi ci sono le categorie. Gli occhi sono puntati sui metalmeccanici. Apertamente contraria all’intesa la Fiom di Gianni Rinaldini. Più no che sì per la Uilm di Antonino Regazzi, a favore la Fim di Giorgio Caprioli.

Si dà per scontato che al referendum le tute blu bocceranno l’accordo mentre il complesso dei lavoratori (e dei pensionati) dirà sì. Un po’ come successe alla consultazione sulla riforma Dini. Un bis farebbe comodo ai sindacati. Soprattutto alla Cgil.

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