da Roma
«La questione delle alleanze è così lontana nel tempo...», sospira il veltroniano Giorgio Tonini.
Mancano ancora cinque anni, a meno di sconquassi imprevedibili, al momento in cui il Pd dovrà porsi il problema di come e con chi andare alle prossime elezioni. E mettersi a litigare ora su futuribili alleanze appare quanto meno prematuro. Ma ovviamente non impossibile, per il Pd. E così, ieri è bastata unintervista allUnità di Goffredo Bettini per scatenare la rissa. Tutta colpa di un titolo «forzato» del quotidiano ex Ds, che mette in bocca al coordinatore del Pd lauspicio di «larghe alleanze dallUdc al Prc». A leggere il testo, lipotesi è in verità assai più sfumata: la larga intesa «oggi sarebbe davvero irrealistica», nota Bettini. Ciò non toglie che «dobbiamo dialogare con tutti», e per il futuro tentare di costruire «il fronte più ampio», ma «sulla base di una forte coesione programmatica».
Tanto è bastato, però, per suscitare un bailamme. Ad animarlo sono i nostalgici prodiani, che ormai vivono dentro il Pd come i partigiani in montagna durante il fascismo. Fucile in spalla, pronti a sparare a vista al primo inciampo veltroniano. Arturo Parisi trasecola: «Va be che ci hanno abituato a tutto, ma fino a questo punto non riesco a crederci». Gli fa prontamente eco Franco Monaco: «Stento a credere. Oggi Bettini sembra proporre alleanze larghe dallUdc a Rifondazione. Cioè lUnione, anzi di più. Dopo aver sconfessato quella formula e il governo Prodi che su di essa si reggeva». Come si reggesse si è visto, e solo linnato ottimismo del fedelissimo del Professore riesce a minimizzare il patatrac. «Dunque si è scherzato: la grande, brillante svolta del corriamo soli e liberi è cancellata», conclude Monaco. Il terzo prodiano, Mario Barbi, è addirittura «sconvolto» dalla «sfrontatezza» di Bettini, reo di non aver «difeso Prodi e lUnione» che oggi vorrebbe riproporre.
Nel quartier generale veltroniano alzano le spalle: «Quelli si attaccherebbero a tutto pur di spararci». «Quelli» sono i prodiani, appunto. Intanto Bettini ha protestato con lUnità, per quel titolo «strumentale», visto che nel testo spiegava che nessuno pensa di riproporre «la vecchia Unione», se mai «un nuovo centrosinistra più coeso e credibile con un forte baricentro riformista».
«È ovvio che ora si dialoga con tutti, visto che la situazione politica è in evoluzione per tutti», spiega Tonini. Per altro, ai veltroniani è molto chiaro che per costruire alleanze, allo stato, manca la materia prima. Ossia i potenziali alleati. Rifondazione è sullorlo di una disastrosa scissione, i Verdi veleggiano verso il Pd.
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