Milano, città di tifosi. Fino a ieri sera schierati sugli spalti di San Siro o davanti alle tv dei bar, con la sciarpetta rossonera o nerazzurra ben stretta in mano. Oggi, ancora tifosi, sì, ma sostenitori della stessa causa: le sfide, non solo quelle calcistiche, che attendono la città. Nelle prossime settimane Milano sarà scenario di «partite» importanti, che saranno seguite da tutta Italia e non solo: Salone del Mobile, elezioni amministrative, i preparativi per Expo, il decollo della cittadella del cinema. È pronta per fare da sfondo a tutte queste prove? «È pronta, è pronta - sostiene lo scrittore e giornalista milanese Andrea Pinketts -. Non mi preoccupano le sfide del breve periodo ma quelle del lungo periodo, come ad esempio Expo. Lì sarà dura. Insomma, pensiamo al cantiere di fronte allo Smeraldo o alle statue di Sassu che non sono ancora state montate davanti al teatro Nazionale. Si stanno accumulando troppi ritardi e per ora è impossibile dire se andrà bene o no. Sarebbe come dire chi vincerà lo scudetto nel 2015».
Secondo Paolo Jannacci, figlio del cantautore Enzo, Milano è allaltezza di tutto e si sta rivelando un laboratorio allavanguardia: non solo per la moda o il design «ma anche per la musica, con nuovi esperimenti ben riusciti, o per il cinema. Certo, la sfida con Cinecittà è dura, a Roma sono tecnicamente più avanti ma Milano ha un jolly importante: la creatività». Jannacci, che fino a qualche giorno fa ha accompagnato i comici di Zelig al pianoforte, fa notare come la città abbia vinto unaltra sfida: quella di portare il cabaret in un teatro come gli Arcimboldi. Qualcosa da correggere però ce, soprattutto in vista di Expo: «Rischiamo di snaturare il romanticismo della città. Milano non è Edimburgo, in tante strade non cè spazio per fare le piste ciclabili, è un errore farle per forza. Cercando di modernizzare la città oltre le sue possibilità, si corre il rischio di deturparla». Nota a margine: Jannacci ha tifato anche ieri sera (Milan) ma si tiene ben lontano da San Siro. «Da piccolo ci sono andato con mio padre, con Treves e Abatantuono. Ci hanno tirato delle bottiglie e ci siamo nascosti dietro a un camioncino per evitarle. Non sono più andato a vedere una partita».
Ha seguito il derby senza schierarsi per Milano o Inter, ma tifa Milano anche lo stilista Elio Fiorucci: «Sarò un ottimista - spiega - ma credo che la città abbia avuto una grande crescita negli ultimi anni. Precisamente dal primo mandato del sindaco Albertini e ora con la Moratti. Del resto sono due sindaci che non arrivano dalla politica ma dal mondo del lavoro». Vinceremo le sfide? «Sì, in tutto il mondo conoscono il Salone del Mobile, è diventato un evento internazionale. E poi storicamente tutto ciò che è importante nasce a Milano. La città ha tante caratteristiche che funzionano: dalla vocazione lavorativa alla posizione geografica, a un passo dallEuropa».
Lo scrittore Andrea De Carlo, anchegli «ateo» dal punto di vista calcistico, sostiene la squadra Milano ma dà qualche suggerimento per migliorare la strategia in campo in vista delle partite importanti: «La città dovrebbe essere più ambiziosa, più europea. Le occasioni per renderla internazionale non mancano. Ma le competenze e le professionalità dei milanesi dovrebbero riflettersi di più sulla città quando invece i milanesi, non appena possono, scappano da Milano».
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