Roma - Non si placa la rabbia dei Radicali dopo la pubblicazione delle liste dei candidati del Pd per la cui composizione non sarebbero garantiti i novi "eletti sicuri" promessi a suo tempo da Veltroni. Pannella ha annunciato l’inizio di uno sciopero della sete sulla questione del patto siglato con il Pd per i nove eletti radicali. "Il rispetto della parola è un fondamento della stessa legge. Vale la pena dare corpo alla sete di questa esigenza", ha spiegato Pannella.
"Ma non ci ritiriamo" Le polemiche però non si concluderanno con un ritiro della squadra di Pannella dall’apparentamento con il Pd. A ribadirlo è lo stesso leader radicale, ospite questa mattina a "Panorama del Giorno". Vi ritirerete? Chiede Belpietro. "No, forse è quello che si vuole". Ma, sottolinea Pannella, questo "è un favore che non faremo". Pannella non lesina però critiche al Pd e al suo segretario per come è stata finora gestita tutta la partita: "Credo che a noi Radicali accade quello che accade a milioni e milioni di italiani. In un paese in cui come sappiamo la legalità viene negata, in un paese che non mi stanco di ripetere non è democratico, non è democratico, non è democratico, non è uno stato di diritto, non ci dobbiamo sorprendere quindi se si viene meno alla parola data o si tenta di farlo".
La replica di Veltroni Non si lascia tirare in mezzo dalla polemica. Anzi, cerca di minimizzare. La replica di Veltroni al gesto di Pannella è secca: "Lo sciopero della sete serve solo nelle battaglie civili". E precis: "Un accordo politico non può essere scambiato con una specie di tram in cui si prenotano i posti e si viene portati. Ai Radicali dico: viviamo insieme la bellezza di una sfida politica con lo stesso entusiasmo. Noi abbiamo fatto un patto con loro, non è stato semplice ma lo abbiamo fatto con convinzione, con la volontà di far partecipare anche la cultura radicale all’innovazione del paese e per la stima verso Emma Bonino. È stata una cosa faticosa: prima ci hanno chiesto l’impegno sui soldi e lo abbiamo preso, poi ci hanno chiesto di garantire nove eletti, ma sono eletti dentro una sfida. Adesso non c’è nessuna trattativa, forse qualche spostamento, ma nessuno scavalcamento".
Franceschini: "Non c'è margine di trattativa" "Se si cerca di accendere i riflettori per qualche giorno, ce ne dispiace. Ma non c’è materia di trattativa". Così il numero due del Pd, Dario Franceschini, ribadisce che le richieste dei radicali di modifica delle liste non ci saranno. Del resto, argomenta Franceschini, il "pacchetto" dei 9 esponenti radicali è tutto in posizioni sicure nelle liste. "I 9 radicali saranno eletti e la loro pretesa che fossero tutti numero uno o due nelle liste è difficile da comprendere". I cronisti fanno notare che i radicali sostengono che in realtà almeno 3 candidature non sarebbero sicure e Franceschini ribatte: "se vinceremo avremo 315 deputati e credo quindi che ci saranno tutti, radicali e non". Quanto allo sciopero della sete iniziato oggi da Marco Pannella, il numero due del Pd osserva: "Anche quando non le ho condivise, ho sempre avuto rispetto per le battaglie di Pannella. Mi sembra che sia offensivo per una pratica come lo sciopero della sete, metterla in atto per passare dal terzo al quarto posto in lista". Infine Franceschini si rivolge direttamente alla Bonino: "Abbiamo condiviso con Emma il fatto che fosse capolista al Senato nella sua regione, il Piemonte. Spero non ci saranno ripensamenti".
Parisi pensa all'addio Arturo Parisi sembra intenzionato a ripensare la propria candidatura nelle liste del Pd. Alla domanda se le sue affermazioni di stamane sul candidato di Calearo (che in un'intervista aveva dichiarato di aver apprezzato la "mossa" di Mastella che aveva portato alla caduta del governo Prodi, ndr) portino a una "incompatibilità" tra la sua presenza e quella del candidato del Nord Est nella medesima lista, oppure se stia addirittura pensando di non accettare la proposta di candidatura, Parisi ha così risposto: "Sto riflettendo sul da farsi. Ho posto una domanda, una domanda su una questione per me molto rilevante, direi dirimente. È evidente che attendo una risposta. Questa risposta ancora non l’ho avuta".
Le scuse di Calearo "La mia candidatura nel partito democratico nasce da una piena adesione al programma del Pd. Mi riconosco negli obiettivi di crescita, nell’idea di una grande modernizzazione dell’Italia, in quello che ho chiamato il sogno di Veltroni che mi ha conquistato". Così Massimo Calearo, dopo le fibrillazioni che le sue dichiarazioni di ieri sera a Ballarò hanno provocato nel Pd. "Intervenendo ieri in tv, nel vivo della polemica con i rappresentanti degli altri schieramenti - afferma l’imprenditore vicentino - ho espresso giudizi che hanno dato spazio a polemiche all’interno del Pd, e questo mi dispiace. Allora - prosegue - voglio precisare meglio il mio pensiero: credo che l’iniziativa del governo Prodi, per molti versi positiva, fosse minata da una maggioranza divisa, dalle continue polemiche, dalla presenza di tante forze attente soprattutto a distinguersi e mettersi in mostra.
In questo senso - aggiunge - credo che la crisi aperta da Mastella fosse inevitabile e abbia portato a conclusione un’esperienza che appariva agli occhi degli italiani già minata". Per Calearo "ora è importante che il Pd si presenti davanti agli elettori con una proposta univoca, senza alleanze con la sinistra radicale e quella che io chiamo l’Italia dei no".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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