RomaIeri non era «una buona giornata», dice Riccardo Villari, presidente del Club Napoli Parlamento. Oggi alle 14 incontrerà il leader del Pd, Walter Veltroni, e il malumore per la sconfitta degli azzurri in campionato non pare essere un buon viatico per la richiesta «pressante» di dimissioni dalla presidenza della Vigilanza Rai, che gli verrà proposta (imposta) da Veltroni.
Ma Villari non si dimetterà, annuncia, almeno fino a «quando si arriverà a una soluzione più avanzata». In perfetta «pace con la coscienza», il senatore pidì eletto grazie ai voti del Pdl, ha le idee chiare. «È semplice: cerchiamo di superare la grave impasse istituzionale che si è determinata nel dialogo, la premessa per arrivare allindividuazione di colui sul quale far convergere i voti». Un percorso istituzionale e lineare tracciato da Villari subito dopo lelezione alla Vigilanza, che troverà domani e mercoledì i suoi veri puntelli: gli incontri previsti con i presidenti di Camera e Senato, Fini e Schifani.
Un percorso e una linearità che stanno mettendo in grave crisi il segretario pidì. Gli «errori di condotta» sulla Vigilanza, denunciati da tanti allinterno del loft, e in primis da DAlema, rendono la «faccia feroce» veltroniana più che mai fragile. La subordinazione allIdv di Di Pietro, e alla sua ostinazione per un candidato giudicato «improponibile» come Leoluca Orlando, viene vista allinterno del Pd come il segno di una debolezza ormai imbarazzante. Persino il vicesegretario Franceschini, ammette che lostinazione su Orlando è stata un fallimento. «Forse dovevamo insistere da prima con Di Pietro perché desse una rosa di nomi del suo partito...», dice.
Le «sponde» a Villari, allinterno del Pd, sono corpose e addossano a Veltroni le maggiori responsabilità del «fattaccio». I dalemiani - DAlema non a caso è stata lultima persona a parlare con Villari prima del voto in Vigilanza - spingono per un accordo che lanci il senatore Latorre alla presidenza, appena la situazione si sarà azzerata. Senza peli sulla lingua Claudio Velardi, attuale assessore nella giunta campana di Bassolino, sostiene che «Walter si è consegnato mani e piedi a Di Pietro, mentre i militanti del Pd stanno con Villari e non con Orlando...». Lappello a non «rendere più cocente la sconfitta» con azioni «scomposte» arriva dal quotidiano Il Riformista. E il deputato del Pd Pierluigi Mantini prende le difese del presidente della Vigilanza, chiedendo che non sia vittima di una «purga staliniana», cioè lespulsione immediata dal partito, come chiesto dalla Bindi e altri pasdaràn.
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