Roma«Aspettiamo di leggere il testo finale e vediamo, nessun ok è scontato». Con chi ha occasione di sentirlo nel corso del pomeriggio, il segretario del Pdl Angelino Alfano preferisce tenere una linea piuttosto prudente sul disegno di legge destinato a riformare il mercato del lavoro. E in serata, a Porta a Porta, si limita a parlare di «accordo sulla parola» con il premier e non esclude che in Parlamento ci possano essere «margini per modificare il testo». Il perché lo spiega il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto che si augura che, «riducendo lincisività della proposta originaria sullarticolo 18», la nuova formulazione «non finisca con lessere inefficace o nociva». Il punto, secondo il Pdl, è che un ammorbidimento sui licenziamenti per motivi economici dovrebbe essere compensato da un «incisivo ritocco della flessibilità in entrata». Rendendo lingresso, spiega lex ministro Mariastella Gelmini, «meno oneroso e burocratico» e «accogliendo le osservazioni arrivate dalle piccole e medie imprese». Se non si garantisce una certa flessibilità in entrata, dice il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, «si potrebbero avere effetti opposti a quelli desiderati per le aziende che invece devono essere messe in condizione di dare lavoro e consentire la crescita».
Daltra parte, è proprio sulla maggiore flessibilità in entrata che puntava il documento in sette punti che il Pdl ha inviato al ministro Fornero martedì notte. Ora, insomma, cè da capire quanto la nuova formulazione del ddl - che ieri sera era ancora fermo al Quirinale per la firma - abbia raccolto le indicazioni arrivate da via dellUmiltà. Perché, spiega il vicecapogruppo alla Camera Osvaldo Napoli, «si conoscono le modifiche avanzate dalla maggioranza ma non si conoscono le disponibilità dellesecutivo».
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