Roma - Se il Pdl, ipotesi assurda, avesse nelle sue fila un Belisario, un Donadi, un Pedica, una Sonia Alfano o addirittura un Di Pietro, alla notizia dell’indagine per truffa sul leader dell’Italia dei valori si sarebbe scatenata quantomeno una canea di dichiarazioni. Avrebbero fatto il tifo per il pm Attilio Pisani e per il procuratore aggiunto Alberto Caperna; avrebbero tirato fuori dalle tasche un paio di manette per farle tintinnare sotto il naso dell’avversario politico; avrebbero invocato le dimissioni, il confino, l’esilio, la galera per l’indagato; avrebbero scatenato la piazza, il popolo azzurro (viola); avrebbero raccolto firme, indetto manifestazioni, promosso comizi, sollecitato processi nei tribunali e nei talk show delle tv di Stato; avrebbero punzecchiato gli alleati troppo morbidi nei confronti del «mascalzone», «inquinato», «poco chiaro», perfino «dittatore».
Ma il Pdl, non avendo in squadra né un Belisario, né un Donadi, né un Pedica, né una Sonia Alfano e nemmeno un Di Pietro, sceglie il silenzio. Forse perché nelle vene degli azzurri oltre al sangue scorrono le piastrine del garantismo, dai vertici del Popolo della libertà nessuno se la sente di cavalcare il ruvido giustizialismo, inchiodando Di Pietro quanto meno alla sua ipocrisia. A parte il presidente dei senatori del Pdl Maurizio Gasparri, lesto a dettare alle agenzia di stampa una dichiarazione più che altro carica di ironia, gli altri big pidiellini tacciono. «Di Pietro dice di avere i conti a posto e che finirà tutto in un’archiviazione. Vedremo che accadrà - dice cauto l’ex aennino -. E vedremo anche se il suo popolo, dopo questioni antiche di case e scatole di scarpe, non finirà “viola”... di vergogna». Soltanto una battuta, come quella di Amedeo Laboccetta («Di Pietro pensa di esser un superprocuratore in grado di autoarchiviarsi») che ha reso infelice Felice Belisario: «Non abbiamo scheletri nell’armadio, con un po’ di pazienza Gasparri troverà sul nostro blog tutti i documenti necessari per ricostruire i fatti e chiarirsi le idee»; e che ha fatto uscire da gangheri Leoluca Orlando: «L’Idv ha sempre agito nel nome della trasparenza e continuerà a farlo».
Tesi, questa, non proprio condivisa da tutti all’interno del partito dell’ex pm.
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