Pechino olimpica è pronta ma guai a chi la fotografa

nostro inviato a Pechino
Bello il nido d’uccello, ma guai a fotografarlo. Da dentro. Affascinante il cubo d’acqua, però attenti a non fare click mentre si osserva la vasca olimpica, o la piattaforma dei tuffi. «Ci sono due buone notizie – annunciano a fine tour i ragazzi dell’organizzazione di Pechino 2008, sorridendo dentro il megafono –. La prima: non dovrete più mettervi il caschetto di protezione; la seconda: ora potete fotografare».
La prima volta nel ventre dei Giochi cinesi, la prima volta in cui il governo e il Bocog, il comitato organizzatore, aprono i loro impianti ai temuti giornalisti, è anche la prima volta che ci si sente dire: «Se prova a fare un altro scatto, non entra più in Cina...». Scusi, e perché? «Perché ogni foto qui dentro può fornire informazioni riservate ad altri». Ma su che cosa? Sugli scalini? Sulla vasca? «Su come potrà essere la cerimonia d’inaugurazione...». S’attaccano sui vetri e per questo ti prendono il pass, lo girano, leggono il nome e ripetono: «Attento, altrimenti non torna in Cina...».
Benvenuti a Pechino. Scrutando ma non fotografando il ventre degli impianti si scopre che la Cina resta ferma su determinati concetti che cozzano un filo con la libertà d’informazione; corre però veloce quanto a modernizzazione: i siti olimpici procedono a gonfie vele. Alcuni, come il bacino di canottaggio (un vero gioiello), sono già stati terminati. Altri, come i due simboli dei Giochi, lo stadio olimpico soprannominato il «Nido d’Uccello», e l’alveare a forma di cubo che ospiterà nuoto e tuffi, sono prossimi. Entrambi, comunque, in enorme anticipo rispetto ai predecessori greci. Nel marzo 2004, a quattro mesi dall’inizio dei Giochi di Atene, il Peloponneso olimpico navigava in alto mare; a poco meno di un anno, la Repubblica cinese vola che chi la ferma più.
Le prime cifre parlano chiaro. I Giochi di Pechino saranno i più redditizi della storia: frutteranno almeno il triplo rispetto ad Atene e il doppio se paragonati a Sydney 2000 (circa 1,5 miliardi di dollari). Il tutto con un investimento – e qui, va detto, conta il costo bassissimo della mano d’opera - pari a circa la metà di quello greco. I Giochi del 2004 costarono 5,2 miliardi di dollari, saliti poi a 9. Quelli di Pechino rispetteranno i 2,6 miliardi di dollari.
Se sul fronte organizzativo pare tutto un successone, è invece su quello ambientale che i conti stentano a tornare. E non si tratta di soldi. Nonostante il governo abbia investito oltre 13 miliardi di dollari per bonificare l’aria, qui le auto aumentano al ritmo di mille al giorno e l’inquinamento è pari a quello di New York, Chicago e Atlanta messe assieme. Non per niente, un paio di mesi fa, il presidente del Cio, Jacques Rogge, ha lanciato l’allarme e molte federazioni stanno già correndo ai ripari: quella australiana, ad esempio, forte del fuso orario ridotto, arriverà all’ultimo momento; quelle occidentali s’arrangiano come possono. Il Coni sta studiando come tenere gli atleti più esposti, ciclisti e maratoneti, lontano dalla capitale per gli allenamenti e trasferirli in centro solo all’ultimo istante.

E pensare che agosto è proprio il mese peggiore quanto a polveri nell’aria e inquinamento. Ma non si poteva fare altrimenti, hanno fatto capire i padroni di casa: i Giochi inizieranno alle ore 8 e 08 della sera dell’8 agosto 2008. Per il numero portafortuna, ci faranno respirare questo ed altro.

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