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Pedro Salinas "in love" per la sua musa americana

Scrivendo a Katherine Withmore, il grande poeta spagnolo disegna un mondo alternativo

Pedro Salinas "in love" per la sua musa americana

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Per la prima volta in Italia arriva l'epistolario di Pedro Salinas, tra i più grandi poeti non solo del '900: queste lettere mostrano chi fosse la sua musa ispiratrice. Salinas (Madrid, 27 novembre 1891 - Boston, 4 dicembre 1951) ha scritto tre raccolte poetiche che sono, per l'intensità del linguaggio e la straordinaria bellezza dei versi, un caso unico: La voce a te dovuta (apparsa nel dicembre del 1933, in Italia edita da Einaudi), Ragioni d'amore (uscita nel giugno del 1936, in Italia da Passigli), Lungo lamento (composta tra il 1936 e il 1939, ma pubblicata postuma; in Italia da Passigli).

Chi è la donna che le ha ispirate? O si tratta di un amore platonico? Grazie al volume Amore in bilico. Lettere a Katherine Whitmore (1932-1947), in libreria da domani per la casa editrice Jouvence (a cura di Enric Bou) nella traduzione di Antonio Di Gennaro e Marisa Salzillo, cade qualsiasi dubbio. Il volume raccoglie 151 lettere inviate alla professoressa americana Katherine Whitmore, conosciuta a Madrid nel luglio del 1932 e divenuta destinataria di oltre 300 missive, conservate alla Houghton Library dell'Università di Harvard. È lei la femme fatale che ha stregato lo scrittore madrileno.

Emblematiche le parole dello stesso Salinas in una missiva del 23 gennaio del 1933: «Attualmente, Katherine, la cosa più sincera e spontanea della mia vita sono delle lettere, le tue lettere. È qui che so di vivere. Vedi, anima, non avranno alcun valore, lo so, tranne che per te e per me, nessuno le conoscerà, ma contengono la parte più vera del mio cuore, dal mese di agosto in poi. Ecco perché non mento mai quando dico che vivo per te. Oggi la mia poesia, la mia creazione, la mia opera, tutto si compie e si adempie in te, per te. Il Pedro che è in queste lettere, vita, non lo avrà nessuno, a parte te, nessun altro lo conosce, nessun altro lo ama». Grazie a queste lettere, uscite in Spagna nel 2002, seguiamo la nascita dell'amore di Salinas verso Katherine e rintracciamo la genesi della sua opera poetica: l'inconfessabile motivo di fondo.

Nell'estate del 1932, infatti, quando avviene l'incontro, Salinas era legato dal vincolo matrimoniale a Margarita Bonmatí Botella, da cui erano nati Soledad e Jaime. Alla fine di luglio accadde qualcosa di inaspettato nella monotona vita del professore spagnolo: l'incontro con la giovane americana è un colpo di fulmine. L'epistolario è la testimonianza di un amore intenso, coinvolgente, appassionante, ricambiato da Katherine e fatto di fugaci incontri clandestini. La relazione suscita in Salinas euforia e attesa dell'amata, alla quale dedica i suoi versi più belli: «Scrivo solo versi. Perché? Perché si scrivono presto, perché si scrivono in fretta, in un attimo. E perché me li richiede, me li ordina, una forza superiore e irresistibile, perché vengono dalla mia Katherine, le appartengono, per lei e lei sola, come tutto il resto del suo Pedro» (lettera dell'11 novembre 1932).

La relazione è frutto di un amore in sospeso, in bilico, data la sua natura extraconiugale. Salinas resterà legato a Katherine anche negli anni del suo esilio americano, lontano dalla Guerra civile spagnola. L'amore tra i due resterà qualcosa di irrealizzato, un amore impossibile che darà luogo a un'opera poetica immensa ed eterna: «Se ti ho chiamato migliaia di volte vita mia è perché tu eri in verità la traccia corporea, la riduzione a essere umano della bellezza della vita stessa» (lettera del 7 luglio 1941). Una raccolta che ci fa (ri)scoprire uno dei poeti più amati e più letti anche in Italia, ma non solo: leggendo queste lettere comprendiamo quanto oggi l'amore sia svilente e svilito, di quanto sia fugace, di quanto il corteggiamento sia stato divorato dall'instagrammatica della vita, e di quanto amare sia, invece, esattamente come ha scritto in versi questo immenso poeta: «E sto abbracciato a te senza chiederti nulla,/ per timore che non sia vero che tu vivi e mi ami./ E sto abbracciato a te senza guardare e senza toccarti.

/ Non debba mai scoprire con domande, con carezze,/ quella solitudine immensa d'amarti solo io».

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