Penati mostra il pugno chiuso ai cinesi. Nulla a che vedere con le simpatie per Mao, ma un duro atto daccusa alla strategia adottata dalla delegazione ricevuta a Palazzo Marino. Il presidente della Provincia risponde così alle accuse del popolo mandarino. «A fronte di una generica condivisione sulla delocalizzazione dellingrosso, dettano le condizioni per il trasferimento». Proprio Penati, che solo pochi giorni fa invitava «alla condivisione» e bocciava «gli ultimatum» della giunta Moratti, adesso affonda: «Così scaricano il problema sugli enti locali e dettano regole senza nemmeno un accenno al rispetto a quelle in vigore nel nostro Paese. Faccio fatica a considerare un passo in avanti la posizione espressa ieri dalla comunità straniera». Secondo Penati «più che offrire collaborazione, i cinesi chiedono alle istituzioni di mettersi al loro servizio. E per di più, lo esigono a prezzi agevolati e con laggiunta di benefici fiscali».
Parole bollenti sullaffaire «cinesi ad Arese», stimato in 110 milioni di euro. La trattativa sarà avviata nei prossimi giorni se il Comune dovesse venire incontro alle richieste della comunità di Chinatown. Il vicesindaco Riccardo De Corato spegne il fuoco: «Trentamila metri quadrati in più non mi sembrano un ostacolo insormontabile. Parliamo di unarea grande due milioni e mezzo. Oggi si parte da zero.
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