Il pensiero perdente

A sinistra dibattono come è inevitabile: ma capita che l’analisi della sconfitta contenga la prossima. Affiorano schematismi che paiono insuperabili, e uno è questo: le elezioni si perdono perché sono truccate o perché la gente è stupida. Eccone un altro: non v’è mediazione tra il populismo più becero e demagogico (la destra) e la velleità di calare il potere dall’alto (la sinistra) spiegando alla gente che cosa deve essere e volere. A dimostrazione, alcune frasi raccolte negli ultimi giorni. Massimo D’Alema alla Festa dell’Unità: «Nelle grandi democrazie, rispetto a concentrazioni come quelle di Berlusconi, ci sono gli anticorpi, una borghesia e una classe dirigente che reagiscono». Nanni Moretti al quotidiano Guardian: «In Italia non esiste più un’opinione pubblica». Paolo Flores d’Arcais alla presentazione di un faldone di Travaglio: «Anche quando i regimi fascisti salirono al potere, in Europa, l’opinione pubblica non comprese subito quello che stava succedendo».

Luca Sofri sul blog Wittgenstein: «Una vera buona politica deve educare noialtri e il Paese, mentre quella italiana recente lo ha maleducato incentivando comportamenti e pensieri che una volta erano almeno sanciti come sbagliati. Sul territorio bisogna starci per capire come migliorarlo, non come accontentarlo». Come coi bambini.
Filippo Facci

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