C-corrente

Il pensionato di Cernusco che in Borsa vale 4 miliardi

Ha fondato l'azienda nello scantinato di casa. Oggi è leader mondiale nel controllo dei microprocessori

Giuseppe Crippa (nella foto) è un brianzolo di quelli di una volta. Quando è andato in pensione, nel 1995, dopo una lunga carriera nel colosso dell'elettronica Stm, ha iniziato subito a trafficare nel laboratorio al piano terreno della sua villetta. Oggi di anni ne ha 87 e non ha perso l'abitudine al darsi da fare, in compenso l'azienda che ha creato, la Technoprobe di Cernusco Lombardone, sta per quotarsi alla Borsa di Milano: secondo gli analisti potrebbe arrivare a valere la bellezza di 4 miliardi di euro.

La cifra monstre ha una spiegazione semplice: la società è diventata uno dei due colossi mondiali delle cosiddette probe card (l'altra azienda è americana e ha sede nella Silicon Valley) e Cernusco si è trasformato in uno dei poli tecnologici più internazionalizzati del nostro Paese. I suoi clienti vanno dalla Intel alla Samsung fino al gigante taiwanese Tsmc, che produce i chip usati dalla Apple.

«Tutti i microprocessori devono essere testati» spiega Roberto Crippa, vicepresidente esecutivo della società e figlio di Giuseppe. «Noi produciamo le schede che fanno da interfaccia tra il chip e la macchina che ne verifica il funzionamento». Negli anni i processori sono diventati sempre più miniaturizzati e complessi. «La stessa cosa è accaduta alle nostre schede: adesso su una superficie minuscola ci sono decine di migliaia di punti di contatto. Per tenere il passo del mercato abbiamo raccolto in azienda le competenze tecniche più sofisticate: ingegneri, informatici, chimici. Poi abbiamo iniziato a produrre direttamente noi anche le macchine per realizzare le schede e sono arrivati gli esperti di automazione».

Oggi i dipendenti sono 2.200 sparsi in undici sedi in giro per il mondo (1.300 lavorano in Brianza), il fatturato 2020 ha raggiunto i 377 milioni di dollari. «Una corsa sfrenata che è avvenuta tutta negli ultimi 10 anni», aggiunge Roberto. Nel corso del tempo non è mai stato distribuito più del 2% degli utili, il resto è stato reinvestito.

A guidare la società è un team familiare. Giuseppe, il fondatore, è presidente onorario e continua a sperimentare in laboratorio. Il presidente è suo figlio maggiore, Cristiano, 51 anni, responsabile dell'attività commerciale, mentre Roberto (41) è tra l'altro numero uno della sede italiana. Il chief executive officer è un cugino, Stefano Felici, che vive per gran parte dell'anno nella Silicon Valley, dove Technoprobe ha comprato una società.

Nel frattempo l'azienda è diventata anche un polo per il territorio. In uno stabilimento che era stato appena terminato, accanto a quello in funzione, ha creato a sue spese uno degli hub vaccinali più importanti della zona, dove sono state vaccinate 160mila persone.

Un po' alla volta ha anche comprato i terreni circostanti: li ha affidati a una cooperativa che impiega giovani disabili e altri soggetti fragili. A loro è affidata la coltivazione di zucchine e patate, pomodori e fagiolini, tutta verdura distribuita e consumata a chilometro zero».

«E anche questa», dice il vicepresidente Roberto, «è stata un'idea di mio padre».

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