«Pensione? Ma lei è deceduto»

Per i funzionari dell’Inps, è già andato lassù. In pace eterna. Visto che stando agli stravaganti metodi di verifica e controllo di quelli dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale il pensionato, 72 anni, di Meda, dopo una vita spesa a lavorare sodo non ha più diritto all’accredito in banca semplicemente di quello che gli spetta. Fortuna sua l’uomo è ancora quaggiù: vivo e vegeto. Pimpante. In buona salute. Che fare? La lettera, scritta in perfetto burocratese, in sostanza non solo minaccia di revocargli la pensione, ma pretende il rimborso dei mesi che ha incassato da «defunto». Un rebus. L’uomo preoccupato si precipita all’Inps: di persona. E li mostra pure il documento d’identità valido a tutti gli effetti. Eccomi, dice. Non ci sono trucchi o inganni. Basta? Sì, buonanotte. Bisogna andare allo stato civile a farsi rilasciare un certificato di “esistenza in vita”. Boh. La storia è documentata.

Ma che è vivo non lo hanno visto? Niente da fare, ci vuole la documentazione dell’anagrafe. Perdere tempo è inutile. Quelli dell’Inps sono inflessibili: o porti quello che ti chiedono o addio pensione. Il certificato è arrivato. Tutto risolto? Almeno per ora.

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