Non hanno una casa, né un lavoro: vivono ai margini, ma come emarginati sono invisibili. Perché sono vestiti in maniera decorosa, educati e discreti. Dormono sulle poltroncine alle «partenze di Linate». Sono tutti italiani, sono alcuni dei «nuovi poveri», in aeroporto una piccola comunità di ex professionisti, artigiani e imprenditori, a cui la vita ha voltato «un po» le spalle.
Nomi di fantasia, con un unico indirizzo serale: «pensionato-Forlanini». Attacca uno di loro, diciamo Michele, non più giovane, un passato come restauratore di mobili. È lui a spiegare il segreto per sostare indisturbati: «Se fai tutto con discrezione e non disturbi, ti lasciano stare...». Paolo, Marco, Giovanni e avanti così, storie di vita, esistenze difficili, di chi a un certo punto è rimasto travolto dalle difficoltà. I nuovi poveri, dormono nello scalo perché forse han provato la strada, la stazione, i ricoveri: «Prima stavo nei dormitori pubblici - racconta, Marco - ma non andava bene. A me piace ligiene, non voglio mica una suite, ma nemmeno una fogna».
Poi scherza riguardo il «suo» ruolo a Linate e racconta che, in vista di ristrutturazioni, «ci hanno chiesto che cosa pensiamo dellarredamento». Poi sallontana. Raccontano che si dorme anche in altri aeroporti, Michele lo sa, è un «uomo di mondo»: «Quelli come noi sono anche a Malpensa, ad Atene, a Francoforte...».
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