Roma
- Vanno da un minimo di 3 ad un massimo di 10 mila euro lordi l'anno a seconda degli anni di
contribuzione che variano da 5 a 30, riguardano ben 3302 exparlamentari, cioè deputati e
senatori: e per i suoi 2005 pensionati Montecitorio spende 127 milioni di euro l'anno a fronte
di 9.400.000 entrate e palazzo Madama per i suoi 1297 pensionati ne spende 60 milioni a
fronte di 4 milioni di entrate.
Sono le pensioni, come rivela il settimale l'Espresso in edicola domani, che ex-parlametari
ricevono da Montecitorio e da Palazzo Madama, i cui conti per spesa pensionistica sono
davvero critici: nel 2006 il buco sarà di 174 milioni di euro e tutti ovviamente a carico del
'cittadino-contribuentè.
A seconda degli anni di contribuzione, si va da un minimo di 5 ad un massimo di 30 anni,
incassano un assegno che parte da 3 mila euro lordi mensili per arrivare anche a 10 mila. L'inchiesta rivela i nomi, ma ad eccezione dei circa mille vitalizi di reversibilità erogati a
moglie e figli di parlamentari defunti, anche la lista completa dei beneficiari con il periodo di
contribuzione e l'importo dell'assegno.
Tra i tanti, il viceministro degli Esteri Ugo Intini, che oltre alla «paga» spettantegli come
membro dell'esecutivo, prende un vitalizio di 8 mila 455 euro lordi. Il sindaco di Roma, Walter
Veltroni somma lo stipendio di sindaco 5.500 euro netti mensili con il vitalizio di 9000 euro
lordi.
Altri lo sommano ai redditi da lavoro dipendente come chi è tornato a insegnare, come
Marida Bolognesi dell'Ulivo o alla retribuzione di commissario Enac, come Vito Riggio, ex Dc,
150 mila euro lordi l'anno per questo incarico, o alle nomine nelle varie Authority, come
Mauro Paissan, 144 mila euro lordi.
E, naturalmente, aggiunge l'inchiesta del settimanale, si cumula con tutti i livelli di reddito, anche quelli più
ragguardevoli: come Susanna Agnelli con 20 anni di contribuzione riscuote un vitalizio di 8
mila 455 euro al mese o Luciano Benetton che, per 2 anni spesi a Palazzo Madama, incassa
una pensione di 3 mila 108 euro lordi.
Niente sacrifici Quanto ai meccanismi di calcolo della pensione, l'inchiesta dell'Espresso rivela come i sacrifici
previdenziali non sembrino riguardare i parlamentari. Per i deputati infatti, è in vigore un
regolamento approvato con una riforma dall'Ufficio di presidenza nel luglio del 1997 e
prevede che gli onorevoli il cui mandato parlamentare sia iniziato successivamente alla XIII
legislatura del 1996 hanno il diritto alla pensione al raggiungimento dei 65 anni riducibili a 60
con 2 legislature.
Costi Quanto costa tutto questo ai bilanci di Montecitorio e Palazzo Madama? l'Espresso fa
l'esempio di un deputato cessato dal mandato nell'aprile 2006 ed eletto per la prima volta nel
'94. Il suo mandato effettivo è di 12 anni, essendosi la XII legislatura ('94-'96) chiusa
anticipatamente dopo appena due anni. Ma sommando i contributi versati per riscattare i 3
anni mancanti (36 mila euro) a quelli regolarmente pagati durante il mandato (128 mila euro),
l'onorevole neopensionato avrà versato alla fine complessivamente circa 164 mila euro per
15 anni di contribuzione. Un «sacrificio» che gli consente di incassare oggi un assegno
mensile di 6 mila 590 euro lordi. Con quali altri vantaggi? Nell'ipotesi che abbia oggi 57 anni e
che viva fino a 87, questo deputato incasserà alla fine 2 milioni 372 mila euro a fronte dei 164
mila versati. Un meccanismo che costerà alla Camera ben 2 milioni 200 mila euro. Questo
per un solo deputato.
Quanto ai costi complessivi, Montecitorio (dati 2006) ha in carico 2005 pensionati
(reversibilità comprese): gli costano 127 milioni di euro a fronte dei 9 milioni 400 mila di
entrate relative ai contributi versati dai deputati in carica.
Altrettanto critica è la situazione al Senato che con le sue 1.
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