Il Pentagono: «Hacker cinesi pronti alla guerra informatica»

Allarme Usa: partono tutti da Pechino gli ultimi attacchi pirata alle reti internazionali di computer

Il Grande fratello è tra noi, è assai curioso ed ha lunghi occhi a mandorla. A Washington è allarme rosso. Un rapporto del Pentagono pubblicato lunedì rivela che gran parte delle intrusioni nelle reti telematiche della Difesa statunitense e di numerose agenzie statali «appaiono originate in Cina». Stuoli di hacker dagli occhi a mandorla stanno anche forzando le principali reti occidentali avvicinandosi a segreti militari, tecnologici ed industriali.
Da qualche anno, rivela il rapporto, le intrusioni «gialle» nei computer di Germania, Francia e Gran Bretagna sono costanti e quotidiane. Nel 2007 sono diventate così vaste da spingere i servizi segreti di Sua Maestà a segnalare alle istituzioni finanziarie inglesi il rischio di uno «sfruttamento di Stato» da parte di Pechino.
Nei timori americani il rischio principale risiede in campo militare. La Cina, secondo molte analisi, si prepara ad un futuro confronto bellico con gli Stati Uniti nel caso di rottura su Taiwan o di crisi per il controllo di risorse energetiche o territori contesi. Proprio ieri Pechino ha annunciato di voler portare a 59 miliardi di dollari le spese militari oltrepassando quel picco del 17,6 per cento già raggiunto lo scorso anno. Ma per molti osservatori occidentali questi dati nascondano investimenti reali assai più consistenti. Neppure queste spese ciclopiche consentono però un ammodernamento immediato dell’obsoleta macchina militare. Pechino dunque punterebbe sulla guerra cibernetica e missilistica. L’intrusione nelle reti e la conoscenza dei loro segreti consente di paralizzare i sistemi di difesa computerizzati trasformando Europa e Stati Uniti in indifesi bersagli per le testate intercontinentali.
«Le tecniche usate e il modo in cui vengono condotte le intrusioni sono quelle necessarie a chi punta a condurre una guerra cibernetica e sono assolutamente in linea con le principali teorie militari cinesi», nota il sottosegretario alla difesa per l’Asia Orientale David Sedney, pur sottolineando che le intrusioni degli hacker gialli nelle reti del Pentagono hanno toccato soltanto accessi non classificati. Anche così l’infiltrazione resta seria e pericolosa. Secondo Sedney «c’è un’intera gamma di materiale tecnologico e scientifico raggiungibile attraverso gli enti, le istituzioni e le aziende che lavorano a contratti statali e sono vittima di queste violazioni».
Per ora gli hacker non rubano e non toccano niente.

Si comportano, spiega il rapporto del Pentagono, come intrusi che s’intrufolano in un edificio, fotografano i contenuti d’ogni stanza e se ne escono cercando di non lasciar traccia. L’allarme del Pentagono è però molto chiaro. Il Grande fratello giallo per ora guarda e non tocca, ma quando deciderà di allungar le mani sarà pronto a far molto male.

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