Linterpretazione del cinema italiano data da Maurizio Cabona suggerisce che, per esprimere un parere sul presente, occorre volgersi al passato, pur senza assumere atteggiamenti revisionistici. Ecco allora tornare alla mente le varie epoche del nostro cinema: «telefoni bianchi», spesso snobisticamente bistrattata; neo-realismo, a volte eccessivamente sopravvalutata... Ma ci fu anche unaltra moda che nellimmediato dopoguerra giocò un ruolo: quella del realismo socialista. Lo slogan mussoliniano - «Il cinema è larma più forte» - era stato raccolto dai comunisti, che esercitavano - allora, come forse oggi - uninfluenza egemone sullintellettualità italiana.
Ho conosciuto dallinterno questa corrente del cinema come collaboratore alla regia di Giuseppe De Santis a Un marito per Anna Zaccheo (1953). Peppe era visceralmente legato alla terra di origine, al folklore della «civiltà contadina». Nelle riunioni conviviali si abbandonava al ruolo di capo-corista di canzoncine rurali. Devo alla sua frequentazione la conoscenza di questi versi: «Ardamme lu fazzulettone/ che taggio portato da Frosinone...». De Santis non sfuggiva alle impostazioni ideologiche, ma le temperava con la ciociara ispirazione, attingendo da certo cinema americano e soprattutto dal mélo. Ciò dava al suo neo-realismo un carattere spurio per i soloni del realismo socialista. Lo scultore Marino Mazzacurati appioppò a Peppe letichettta di maestro del realismo ciociarista.
Ho rivisto, dopo tanti anni, Un marito per Anna Zaccheo. Non avrei dovuto farlo. Silvana Pampanini, è sdolcinata e lagnosa. Massimo Girotti è un improbabile marinaretto. Lunico a suo agio era Amedeo Nazzari. Il dramma di De Santis come autore fu di aver rifiutato il mutar dei tempi. Il «suo» mondo, in gran parte fittizio, si andava sfaldando. Ancora giovane, Peppe era diventato un uomo daltri tempi. Lultimo film con la sua inequivocabile impronta fu Uomini e lupi (1956) e da lì iniziò la sua caduta. Riuscì a mettere in piedi un altro paio di film, avvalendosi di una mano protesa da oltre la «cortina di ferro». Tra luno e laltro diresse per un produttore napoletano La garçonnière e dovettero trascorrere dodici anni prima di Un apprezzato professionista di sicuro avvenire.
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