Mi dispiace. Mi dispiace per Fabio Quagliarella, che segna i due gol più belli e purtroppo per lui e per la Samp più inutili della domenica. Un Quagliarella - scrivevo mercoledì scorso - che se facesse pure qualche gol sarebbe addirittura migliore di Flachi. Lui ne fa subito due (il secondo dei quali - da cineteca - altezzosamente snobbato dalle tivù nazionali) ma gli valgono zero punti in classifica.
Mi dispiace per Giulio Falcone, tornato al suo alto livello di rendimento abituale purtroppo macchiato dallo stesso tragico errore commesso contro l'Empoli all'avvio di campionato.
Mi dispiace per Andrea Romeo, arbitrino di Verona («Oh, Romeo Romeo
» mi par di sentire il lamento di Giulietta) che non riesce ad affrancarsi dalla sudditanza casalinga (fior da fiore: Zampagna andava prima ammonito e poi cacciato per simulazione reiterata, e il rigore di Pieri non c'era).
Mi dispiace per Walter Novellino, che tatticamente e psicologicamente aveva preparato tutto per bene come contro il Milan e come contro il Milan è stato parzialmente penalizzato da taluni errori individuali.
Mi dispiace per Riccardo Garrone, che ha dovuto subire l'ennesima doccia fredda e beffardamente rischia di passare per un Don Chisciotte in un calcio in vergognoso corso di restaurazione.
Mi dispiace per la Sampdoria di Garrone, che ha decretato l'ostracismo a Primocanale e mostra la faccia feroce a qualche altro collega locale. Penso di aver titolo per permettermi di dire che è cosa brutta, sbagliata e non porta bene. Ricordo l'ostracismo che decretò la Sampdoria di Enrico Mantovani nei confronti miei e del collega e amico Renzo Parodi. Io fui «tagliato» da Primocanale e costretto ad autoeliminarmi dal Secolo XIX. Nessuno dei colleghi mi difese, ma non me ne dolsi perché ho imparato tanti anni fa che nel giornalismo vale il principio dell'ognuno per sé e Dio per tutti. Ognun però sa che fine avrebbe fatto la Sampdoria di Enrico Mantovani se non si fosse miracolisticamente materializzata l'epifania di Riccardo Garrone. Diceva Paolo Mantovani: «I nostri nemici non stanno qua. Stanno oltre Appennino ed è lì che andremo a stanarli». Ecco perché caldamente mi auguro che Riccardo Garrone decida infine di promuovere «in loco» l'operazione «simpatia globale», che potrebbe rendergli meno ardua e mortificante la guerra sacrosantamente decretata alle vergognose iniquità del mondo calcistico in campo nazionale.
Non mi dispiacerebbe che questa Sampdoria, che pareva abbonata ai pareggi, alla rocambolesca sconfitta di Bergamo facesse seguire domani sera una vittoria, magari rocambolesca, a Marassi con la Lazio.
Mi fa piacere. Mi fa piacere che il Genoa di Gian Piero Gasperini giochi così bene, rasoterra, geometricamente fluido, abbia il gol così facile e vinca con continuità.
Mi fa piacere che vestano la maglia rossoblù, in serie B, giocatori da corposa serie A come De Rosa e Milanetto, Rossi e Adailton, Coppola e Fabiano e Sculli, col prezioso sigillo di Domenico Criscito e Giuseppe Greco, cristallini talenti destinati ad un luminoso futuro.
Mi fa piacere che il Ferraris rossoblù e la gradinata Nord in particolare possano finalmente vivere il calcio come manifestazione di gioia, che gratifica gli occhi e i cuori.
Mi fa piacere che Enrico Preziosi, che dà finalmente l'idea di divertirsi in un clima totalmente svelenito, si sia avvalso di un prezioso consigliere tecnico come Alessandro Gaucci e faccia mostra di fidarsene in pieno.
Mi farebbe piacere che il dispositivo di difesa del Grifone, a cominciare dal portiere, non cedesse ogni tanto ad amnesie e indecisioni che rischiano di vanificare il sontuoso procedere della squadra dalla cintola in su.
Mi farebbe piacere che le punizioni altrui, infinitesimali in rapporto a quella toccata al Genoa, non venissero ulteriormente assottigliate da una «giustizia» con la «g» rasoterra.
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