«Perdere Sant’Ambrogio? Vuol dire buttar via un assegno da 36 milioni»

«Per la mia famiglia è un giorno fondamentale, che abbiamo festeggiato sempre, con la nostra storia personale legata intimamente a quella della città. Perché vede, fu proprio il 7 dicembre 1870 che il mio antenato Ulrico Hoepli aprì un suo negozio a Milano. E quel negozio divenne un centro di diffusione della cultura. E poi ci fu il Planetario e poi la storia degli Hoepli divenne milanese. Per questo, ma anche perché nel giorno di Sant'Ambrogio si crea, magicamente, un circolo virtuoso culturale che porta i milanesi a ricordare la propria storia legata a quella del severissimo Santo tedesco che della città fu anche prefetto, mi sembra assurdo abolire un giorno così speciale. E' il Natale milanese». Così Ulrico Carlo Hoepli, presidente della società omonima che oltre alla casa editrice che su Sant'Ambrogio ha pubblicato una delle biografie più belle - quella firmata da monsignor Angelo Paredi per quasi vent'anni prefetto dell'Ambrosiana - comprende la libreria più imponente di Milano, commenta la possibilità che la manovra finanziaria tagli la festa del Patrono.
Ma quella di Hoepli è soltanto una delle voci bipartisan che si levano a difesa della festa: «La combinazione Sant'Ambrogio-Immacolata, su cui non si costruisce solo un ponte per lasciare la città, ma anche un riposo che ti permette di goderla meglio, ha costruito negli anni quel poco di strapaesano che ancora rimane in questa metropoli» ci spiega lo scrittore Gianni Biondillo. «Se togliamo anche il piacere di una frittella in pace agli Oh Bej Oh Bej, senza doverci andare in pausa pranzo, siamo alla frutta. La festa di Sant'Ambrogio è un momento desueto, in cui è bello perdere del tempo nella propria città, una gigantesca festa di quartiere che non possiamo perdere".
E una voce piena di ricordi come quella dell'ex sindaco Paolo Pillitteri non va tanto per il sottile: «Sarebbe un delitto contro l'umanità milanese. Sono assolutamente contrario. L'inaugurazione della Scala, le benemerenze ai cittadini, tutto quello che accade il 7 dicembre perderebbe di significato se non fosse festa. Stiamo parlando da un anno di identità storica e religiosa, di festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità e poi togliamo le occasioni che ci fanno riconoscere nella nostra città?». «Sant'Ambrogio è un momento importante di festa per Milano, di aggregazione e ritrovo in una appartenenza condivisa per tutti i milanesi che amano la loro città. Una festa prima di tutto religiosa e delle famiglie e anche un'occasione per il rilancio dei consumi nelle feste che, per le piccole imprese diffuse e per i negozi di vicinato, segnano l'andamento complessivo di tutto l'anno» dichiara Carlo Sangalli, presidente della Camera di commercio di Milano. «La Camera di commercio ha stimato un indotto di 36 milioni di euro per gli acquisti per regali e addobbi nei soli giorni del ponte».
Voce fuori dal coro quella di Andrée Ruth Shammah, responsabile del Teatro Franco Parenti: «Milano si sveglia per non perdere la sua milanesità? Ma se si sente il senso della tradizione, che sia festiva o feriale la tradizione rimane. Trasformiamo il dispiacere in un impegno a ricordare la tradizione milanese in altre forme e durante tutto l'anno. Quando ho tentato nel mio teatro di festeggiare Sant'Ambrogio, ho dovuto anticipare le celebrazioni di due giorni, altrimenti avrei trovato la città vuota».

Sintetico ma efficace il professor Philippe Daverio, ex assessore alla cultura: «Abolire Sant'Ambroeus è peccato. Tutti i paesi hanno il patrono. E aboliranno anche gli ambrogini? Anche la prima della Scala? Ma se i politici andassero a piedi invece che in auto blu, ci lascerebbero la festa?».

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