Alberto Toscano
da Parigi
«La crisi nelle banlieue francesi è ormai diventata un problema europeo», dice il presidente della Commissione Ue, il portoghese José Manuel Durao Barroso, nell'annunciare lo stanziamento di 50 milioni di euro di fondi comunitari allo scopo di aiutare la Francia a risanare le aree urbane in rivolta. Ieri sera Barroso ha incontrato a Parigi il primo ministro Dominique de Villepin proprio per fare il punto su questa possibile partnership europea. Nell'aria c'è anche l'idea di un maxi-prestito Ue, che potrebbe arrivare fino a un miliardo di euro, per favorire il rilancio delle aree urbane ad alto rischio d'esplosione sociale. Per la Francia, che neanche sei mesi fa ha rifiutato per via referendaria la nuova Costituzione europea, l'accettazione degli aiuti di Bruxelles ha il sapore di un'implicita marcia indietro: anche i Paesi più importanti e più orgogliosi si rendono conto che è molto meglio non sentirsi isolati.
A Parigi la parola d'ordine è «sdrammatizzare» e molti notiziari radiotelevisivi aprono con l'incontro di tennis tra le connazionali Mauresmo e Pierce in terra americana. Il capo della polizia Michel Gaudin, che nei giorni scorsi s'era arrampicato sugli specchi nel commentare i bollettini della rivolta delle periferie, parla adesso di «ritorno progressivo alla calma», di «rapida normalizzazione» e di «serenità ritrovata». Visto lo sforzo messo in atto dalle autorità francesi per condizionare l'informazione (compresa quella internazionale) nel senso della sdrammatizzazione, le parole di Gaudin lasciano perplessi.
La realtà è un po' diversa. Nella notte tra sabato e ieri (la diciassettesima dall'inizio dell' «intifada delle banlieue») i teppisti hanno dato alle fiamme nell'insieme della Francia 374 automobili: meno delle 502 della notte precedente, ma pur sempre tante. Nel suo tentativo di tranquillizzare i giornalisti, il capo della polizia ha detto che in periodi «normali» vengono incendiati nella sola regione parigina tra i 40 e i 50 automezzi per notte e un centinaio durante il week-end. Curioso concetto della «normalità».
Il numero dei fermi è invece in aumento. Tra la notte numero 16 e quella numero 17 dell'intifada alla francese si è passati da 206 a 212. In tutto oltre 2.600 persone sono state fermate dallo scorso 27 ottobre, quando cominciarono gli incidenti. Un quinto di loro sono bambini o adolescenti. «Mi è capitato di bloccare un dodicenne e francamente non sapevo come trattarlo», dice un agente di polizia. Altri suoi colleghi sono andati per le spicce e sono stati ripresi dalle telecamere mentre picchiavano alcuni fermati. Così è scattata una dura punizione e i loro colleghi hanno cominciato uno «sciopero dello zelo». Applicano alla lettera i regolamenti, a costo di rallentare il lavoro. E a questo punto ecco intervenire il superministro dell'Interno Nicolas Sarkozy, che ieri è andato a parlare con i rappresentanti degli agenti, convincendoli a lasciar passare questo momento così delicato. Poi tutto s'aggiusterà.
Molte persone fermate sono ancora in prigione in attesa di processo o perché condannate per direttissima. Tra i feriti di ieri c'è un poliziotto, colpito al volto nella località di La Courneuve, presso Parigi, dal lancio di una boccia, di quelle che si usano abitualmente per trascorrere tranquilli pomeriggi domenicali con gli amici. Parigi e Lione sono state presidiate per tutto il giorno da imponenti dispositivi di polizia. Nel bollettino degli incidenti bisogna includere l'azione teppistica di gruppi di delinquenti che hanno incendiato con le molotov due scuole materne nella Francia meridionale. A Lione e a Parigi continuano a essere proibiti gli assembramenti che non abbiano ottenuto l'autorizzazione della prefettura. A Lione una molotov, per fortuna non esplosa, è stata scagliata contro la locale «Grande moschea». Ormai gli attacchi alle moschee si ripetono, come se alcuni giovani volessero spingere l'Islam di Francia - che ha assunto posizioni estremamente prudenti - a buttarsi nella mischia.
Oggi Villepin riunisce i suoi ministri per fare il punto della situazione. Sempre oggi, alle 18,30, il Front national di Jean-Marie Le Pen manifesta nel centro di Parigi per chiedere «ordine» e un giro di vite contro gli «stranieri».
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