Oltre 500mila occupati in meno rispetto a un anno fa e un mercato del lavoro che «continua a deteriorarsi»: i dati diffusi ieri dallIstat sulle forze di lavoro nel terzo trimestre 2009 fotografano un Paese in cui è più difficile trovare impiego e nel quale cominciano a perdere il posto non solo i precari ma anche coloro che hanno un lavoro «standard», ovvero un contratto da dipendente a tempo pieno e indeterminato.
LIstat ha rivisto al rialzo anche i dati sulla disoccupazione di ottobre diffusi nelle scorse settimane, portando il tasso dei senza lavoro all8,2% (il dato provvisorio era l8%) e i disoccupati nel mese a 2.039mila unità (invece di 2.004.000). A ottobre peggiora anche loccupazione. Secondo i dati non destagionalizzati gli occupati nel mese erano circa 23 milioni, a fronte dei 23.600mila di ottobre 2008, con un calo di 598mila unità (-2,5%, dato rivisto rispetto il -1,7% precedentemente diffuso per il mese). Il calo delloccupazione è dovuto soprattutto a quella dipendente (-330mila posti) rispetto a quella indipendente (-178mila posti). Tra i dipendenti hanno perso il lavoro soprattutto quelli a termine (-220mila unità, pari a un calo del 9,1%) ma anche una parte di coloro che hanno un impiego «standard» (-110mila unità, pari a un calo dello 0,7%).
Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola invita a non farsi prendere dallansia dei numeri: «Dobbiamo vedere la tendenza: cè una ripresa e lo si vede anche dalle previsioni diffuse dalla Confindustria. La crisi cè - ha aggiunto -, non possiamo dimenticarcelo, ma la stiamo affrontando bene, il governo ha reagito con tempestività».
Oltre a rivedere al rialzo landamento del Pil 2009 (dal -4,8% precedente a -4,7%) il Centro studi confindustriale ha ritoccato verso lalto anche la crescita 2010, che sarà dell1,1% rispetto al +0,8% previsto lo scorso settembre. Cauta, comunque, Emma Marcegaglia, presidente degli imprenditori: «La ripresa cè, ma la crisi pure. Fino ad ora - ha proseguito - abbiamo lavorato tutti per gestire lemergenza» ma adesso «la vera sfida è pensare e riprogettare il futuro per tornare a crescere in maniera continuativa». Gli industriali sono del resto convinti che lItalia non tornerà prima di quattro anni ai livelli in cui si trovava il Pil prima della recessione.
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