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Il doppiopesismo dei soliti artisti: urlavano alla "Resistenza", ma tacciono sugli anarchici

Quanti artisti, o pseudo tali, hanno fatto campagna elettorale agitando il pericolo dell'attacco democratico in caso di vittoria della Meloni? Ora sono in silenzio davanti al rischio concreto per mano degli anarchici e degli eversivi

I soliti artisti: urlavano alla "Resistenza", ma ora tacciono sugli anarchici

Vi ricordate quando, durante la campagna elettorale estiva, gli artisti gridavano al pericolo fascista? Sembrava che se avesse vinto Giorgia Meloni o, in generale, il centrodestra, dovesse esserci un esodo dall'Italia. Eppure, a distanza di sei mesi, sono ancora tutti lì, tranquilli e pacifici. Forse fin troppo. Sì, perché è strano come strepitassero dai social e dai palchi, evocando chissà quali tempi bui per l'Italia se a Palazzo Chigi ci fosse stato il cambio della guardia, benché democratico perché voluto dai cittadini che si sono presentati alle urne il 25 settembre, e oggi che è in atto un fenomeno che sta assumendo i contorni dell'eversione, nessuno ha il coraggio di alzare la voce.

Li abbiamo visti tutti gli inviti alla Resistenza da parte di chi, probabilmente, nemmeno sa cosa sia. E li abbiamo visti dichiarare sui social che il 25 settembre è stato "un giorno triste per il mio Paese". E ancora, li abbiamo visti e sentiti attaccare il centrodestra con argomenti pretestuosi e strumentali al solo scopo di convincere il loro pubblico, quindi gli elettori, che da quella parte si celassero i nuovi fascisti. Dicevano che che Giorgia Meloni voleva mettere mano, se non abolire, la legge 194 e li abbiamo visti fare delle grandissime figuracce quando sono stati smentiti, con i fatti e numeri.

Ma non li stiamo vedendo, da quegli stessi palchi e dai loro seguitissimi profili social, condannare quello che invece è sotto gli occhi di tutti. Torino è stata distrutta dal passaggio degli anarchici nell'ultimo weekend. Sono state distrutte le auto dei cittadini e le vetrine dei negozi. I proprietari di quelle auto e di quei negozi potrebbero essere gli stessi che comprano i loro dischi, che guardano i loro programmi, che li seguono sui social. Anzi, è molto probabile che in alcuni casi sia proprio così. Sono stati feriti, ancora una volta, degli agenti che rappresentano lo Stato e che, quindi, rappresentano anche loro. Sabato 4 marzo sì che è stato "un giorno triste per il mio Paese". Eppure, gli artisti della "Resistenza" sono lì, in silenzio, che non muovono un dito e non gridano allo scandalo. Le immagini di Torino sono la realtà, al contrario degli spauracchi agitati in campagna elettorale.

Tutto questo è quanto di più distante dalla democrazia che, battendosi il pugno sul petto, dicevano di voler difendere. Ma ora tacciono, forse perché in quei centri sociali, che sono stati coinvolti nelle devastazioni di Torino, alcuni di loro sono di casa, fanno concerti, eventi e quant'altro. Dicono che il tempo sia galantuomo e che, prima o poi, riveli le persone per quello che sono. Nel loro caso è servito davvero poco, appena pochi mesi per rivelare la loro vera natura e i loro veri intenti.

A ognuno le sue valutazioni.

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