Tutta l'Italia sta ancora piangendo l'improvvisa e inaspettata morte del Maestro Beppe Vessicchio, avvenuta a causa di una polmonite interstiziale che lo ha stroncato a soli 69 anni. Il mondo dello spettacolo si è riunito online e sui social per ricordare il grande maestro d'orchestra che non solo è stato una delle colonne fondanti della musica italiana, ma ha finito anche col diventare un volto noto al grande pubblico, parte di quell'immaginario collettivo culturale che prescinde la morte e sopravvive al tempo. La carriera di Beppe Vessicchio è stata costellata di successi e grandi collaborazioni e non sorprende che siano stati in molti, in queste ore, a volerlo ricordare con affetto e con una commozione composta. Ma il valore che Vessicchio ha dato alla comunità di musicisti italiani non si limita solo al suo talento come conduttore d'orchestra o alla sua grande conoscenza. L'uomo, infatti, si è battuto anche per i diritti della sua categoria, ottenendo risultati storici che hanno portato anche alla "creazione" di una sentenza che porta il suo nome.
Come riporta l'Adnkronos, infatti, Beppe Vessicchio ha affrontato una lunga battaglia legale inerenti il tema sempre spinoso dei diritti d'autore. Tutto è iniziato perché la Rai non aveva riconosciuto al direttore d'orchestra i diritti di produttore fonografico in quanto, secondo l'emittente televisiva, le sigle televisive non rientravano negli accordi di legge dal momento che non avevano una vera e propria produzione discografica. Al centro della querelle legale, nello specifico, c'erano i diritti legati alle musiche che Beppe Vessicchio aveva composto, creato e interpretato per il noto programma con Antonella Clerici, La prova del cuoco. Dopo aver intentato causa contro la Rai, per veder riconosciuto anche a livello economico il suo lavoro, Beppe Vessicchio venne riconosciuto vincitore dal Tribunale di Roma.
Dalla causa, infatti, si evinse che anche le sigle o comunque i contenuti musicali creati per uso esclusivo dei programmi televisivi, rappresentano quelli che si chiamano fonogrammi. E, proprio per questo, la loro diffusione, a prescindere dal mezzo utilizzato, deve prevedere un compenso il cui valore si attesta, per la Rai, sull'1,5% dei ricavi lordi legati all'utilizzo del prodotto musicale stesso. Inoltre il Tribunale di Roma stabilì che, dal momento che i contratti tra Beppe Vessicchio e la Rai erano contratti di edizione e cioè legati alla sola cessione dei diritti d'autore, i diritti fonografici rimanevano di solo possesso del maestro e non della Rai. La sentenza, che venne raggiunta il 3 agosto 2023, non solo riconobbe a Beppe Vessicchio i suoi diritti patrimoniali legati al diritto d'autore delle sue composizioni e delle sue creazioni, ma divenne un vero e proprio spartiacque, un momento storico così importante per la tutela dei diritti di musicisti e artisti da diventare presto conosciuta come Sentenza Vessicchio.
In un contesto tanto culturale quanto economico in cui il lavoro creativo viene spesso sfruttato o non riconosciuto, il maestro decise di non rimanere in silenzio e combatté non solo per i suoi diritti, ma anche per tutti quelli dei suoi colleghi, contemporanei e futuri.