
Giornalista di razza, volto iconico del TG4 e protagonista di decenni di televisione italiana, Emilio Fede ha sempre mostrato una personalità forte, spesso sopra le righe, e un attaccamento quasi viscerale al mondo dell'informazione. Ma tra le mura di casa custodiva un mondo completamente diverso: fatto di pupazzi, orsetti e peluche, ciascuno con un nome e una storia.
Una collezione affettuosa e... simbolica
In una delle sue interviste più sorprendenti rilasciate a TGcom24, Fede raccontò che quei peluche non erano solo oggetti da collezione: ognuno rappresentava qualcosa o qualcuno. C'erano pupazzi ispirati a figure del mondo televisivo, come Simona Ventura, Bruno Vespa, e altri personaggi della scena mediatica italiana. Al centro di tutti, troneggiava un orsetto gigante soprannominato "Il Presidente".
“Che cos'è un peluche? È un ricordo, è un feticcio. È la coperta di Linus che ci portiamo dietro tutta la vita. ... Ma soprattutto mettendo a nudo se stesso, i suoi ricordi e i suoi personalissimi animaletti di pezza.”, spiegava con una punta di ironia e una certa nostalgia.
Parole dal libro Peluche
Nelle pagine del suo libro Peluche, Fede scrive con delicatezza e ironia sul valore simbolico dei suoi peluche:
“Il peluche, vero o simbolico, non è altro che la nostra voglia di tenerezza e di riconoscenza, la memoria degli anni perduti ma comunque, sempre, riconquistati. Il peluche è quel lato intimo e infantile che i personaggi pubblici spesso tengono nascosto...”.
Non solo giocattoli, ma "presenze"
Fede ha raccontato che i peluche lo accompagnavano nei momenti più solitari, in particolare dopo la morte dell’amata moglie Diana de Feo, con cui aveva condiviso 56 anni di matrimonio. "Parlare con loro, anche solo guardarli, mi fa sentire meno solo", confidava.
Un gesto quasi infantile, forse, ma che nasconde una forma di affetto e di bisogno umano che non ha età: la necessità di sentirsi ancora circondato da qualcosa di familiare.
Il peluche come metafora
Chi ha conosciuto Emilio Fede lo descriveva come un uomo dal cuore fragile dietro il volto determinato da direttore di telegiornale. I peluche erano la sua piccola metafora personale: simboli di affetto, di ironia, ma anche di una memoria collettiva legata al suo passato.
La cameretta dei peluche è diventata quasi un “museo privato” della sua vita vissuta tra successi, errori, e una certa dose di malinconia. A modo suo, è riuscito a costruire un piccolo universo affettivo dove ripararsi dalle ombre della vecchiaia e dell’oblio.
Un finale dolce-amaro
Negli ultimi anni, mentre viveva in una residenza
per anziani, Emilio Fede portava con sé solo alcuni dei suoi pupazzi preferiti, “i più significativi”. Diceva: “Sono vecchio, sì. Ma non morto dentro. Il mondo può anche dimenticarmi, ma loro no.”