
I punti chiave
Da profuga dell'esodo istriano a insegnante di educazione fisica, da icona sexy del cinema degli anni '70 ad attrice in declino. La storia di Laura Antonelliracconta di una vita fatta di alti e bassi e di un successo perduto, che lasciò l'attrice sola e povera. Affacciatasi al mondo dello spettacolo prima come protagonista di alcuni caroselli e poi come modella di fotoromanzi, Antonelli esordì al cinema nella metà degli anni '60, ma il successo arrivò nel decennio successivo prima con "Il merlo maschio" e poi con il ruolo della cameriera in "Malizia" di Salvatore Samperi, che le aprì la strada al genere erotico. Protagonista di pellicole come "Trappola per un lupo", di Claude Chabrol, "Sessomatto" di Dino Risi e "Mio Dio, come sono caduta in basso!" di Luigi Comencini - ma anche "L'innocente" di Luchino Visconti, "Gran bollito" e "Passione d'amore" di Ettore Scola - Laura Antonelli ottenne molti riconoscimenti e primi come attrice. Protagonista anche di alcune pellicole della comicità all'italiana come "Grandi magazzini" e "Viuuulentemente mia", Antonelli cadde in disgrazia a causa di alcuni problemi giudiziari, che la travolsero negli anni '90 e che la spinsero a dare l'addio alla scena pubblica. Dimenticata da tutti e costretta a vivere con una sovvenzione statale, il 22 giugno 2015 il suo corpo senza vita venne trovato dalla donna delle pulizie nella sua casa di Ladispoli. L'attrice fu stroncata da un infarto.
La cocaina e i guai giudiziari
Il 27 aprile 1991 la vita di Laura Antonelli cambiò per sempre. L'attrice aveva appena finito di girare "L'avaro" e "Malizia 2mila" (che rimasero i suoi due ultimi lavori in carriera) quando venne arrestata con l'accusa di possesso e spaccio di droga. Nella sua villa di Cerveteri i carabinieri trovarono trentasei grammi di cocaina e Antonelli fu condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere. Dichiaratasi una consumatrice di droga ma non una spacciatrice, l'attrice venne assolta nove anni dopo ma ormai la sua carriera era rovinata. Negli stessi anni Antonelli fu anche vittima di un intervento chirurgico sbagliato, che le deturpò il volto. Determinata a ottenere giustizia l'attrice citò in giudizio medici e clinica, chiedendo un risarcimento miliardario, ma dopo tredici anni di battaglia giudiziaria i giudici le negarono l'indennizzo, perché i presunti effetti delle cure estetiche furono riconosciuti come dovuti all'edema di Quincke e non a un errore.
La depressione e la solitudine
Con la reputazione rovinata per i problemi con la giustizia e con il viso deturpato Laura Antonelli si ritirò dalla scena pubblica e cadde in una profonda depressione, tanto che l'attrice fu ricoverata in più occasioni presso il centro d'igiene mentale di Civitavecchia. Sola e senza una famiglia a darle sostegno e appoggio, negli anni 2000 Laura sprofondò in una profonda crisi economica ma rifiutò l'aiuto di chiunque, compresi i colleghi. Per lei, nel 2010, Lino Banfi si espose pubblicamente chiedendo, attraverso le pagine del Corriere, che il Governo si facesse carico del suo sostentamento, vista la pensione da 500 euro che l'attrice percepiva. Attraverso i suoi avvocati, però, Antonelli fece sapere di non volere alcun aiuto: "Ringrazio Lino Banfi e tutti coloro che si stanno preoccupando di me.
Mi farebbe piacere vivere in modo più sereno e dignitoso anche se a me la vita terrena non interessa più, ma vorrei essere solo dimenticata". Poco dopo il comune di Ladispoli per tutelarla le assegnò un tutore legale e l'attrice fu seguita fino alla sua scomparsa da un'assistente sociale e da una badante.