
"Tutti pensavano che era di ferro e invece era di burro: aveva la capacità di rinascere dalle sue ceneri. Per me era l'essenza del fashion: mi rivedo a cinque anni e c'è lei con le scarpe bicolore di Chanel e un abito lungo a fiori nero e bianco. La guardo e penso che è la più bella del mondo". Le parole che Matteo Marzotto ha dedicato nel 2019 alla madre, Marta Marzotto, scomparsa il 29 luglio 2016, raccontano molto de "la regina dei salotti", ma non tutto. Perché la "Nuvola bionda", così amava chiamarla il pittore Renato Guttuso, suo amante per anni, era una donna dalle mille sfaccettature e che ha vissuto più vite in una.
La povertà, i salotti, il titolo nobiliare
Nata in una famiglia poverissima - come aveva ricordato più volte lei stessa - e cresciuta in un orfanotrofio nei primi anni di vita, Marta Marzotto ha saputo cambiare il suo destino con determinazione e un pizzico di fortuna. Diventa modella alla fine degli anni '40, dopo avere appreso il mestiere di sarta, Marta Marzotto incontrò Umberto Marzotto, proprietario dell'omonima azienda tessile, e con le nozze celebrate nel 1954 divenne contessa. Il titolo e il matrimonio le aprirono di fatto le porte dell'alta società e negli anni '60 diventò la regina dei salotti romani e milanesi, ma si dedicò anche alla moda - creando linee di abbigliamento e gioielli - e alle cause benefiche. Protagonista indiscussa degli anni della Dolce Vita, il suo salotto romano era un crocevia vivace e influente, dove per decenni si sono incrociati i destini di artisti, intellettuali, politici, economisti e protagonisti della scena internazionale. In tutto questo, però, la "regina dei salotti" non ha mai perso il suo lato più umile e concreto: "Ho sempre vissuto i privilegi come provvisori, precari, non mi sono mai sentita sicura di averli per sempre".
I suoi tre uomini: Marzotto, Guttuso, Magrì
La sua storia pubblica si è intrecciata inevitabilmente con quella privata e nonostante le nozze con Marzotto, celebrate nel 1954 e durate oltre trent'anni, Marta Marzotto non ha mai fatto mistero di avere amato anche altri due uomini in quei tre lunghi decenni: il pittore Renato Guttuso e il politico Lucio Magri. Del primo divenne la musa oltre che l'amante per quasi vent'anni: "Lo conobbi l'anno in cui nacque il mio primo figlio maschio, Vittorio. Anni dopo lo incontrai a Roma, nel suo studio. Mi diede il primo bacio quando lasciai la casa. All’improvviso, sulla bocca. Non ricordo se lo restituii. Ero emozionatissima. Era un uomo da corteggiamento all'antica. Mi scrisse subito decine di lettere con frasi irresistibili: "Nuvola bionda, dove sei?". Negli anni, poi, mi scrisse migliaia di lettere. Scriveva tutto di sé. Dopo aver fatto l'amore, un'ora dopo soltanto, ricevevo lettere in cui ripercorreva il nostro rapporto, nei particolari. Io mi turbavo e mi stupivo. Mi veniva la pelle d'oca".
Luio Magrì, invece, fu l'amore più controverso, che finì dopo dieci anni e nel peggiore dei modi: "Era un formidabile rivoluzionario da salotto. Colto, un grande intellettuale e bellissimo, uno degli uomini più belli. Fu di un'abilità diabolica nell'accendermi. È durata dieci anni: lui in fondo amava solo se stesso, il resto era tutta una posa plastica, era gretto, egoista e cinico".
Casualmente fu la morte di Guttuso, nel 1987, a mettere fine a tutte le sue relazioni: il pittore morì, Marzotto chiese il divorzio e Magrì se ne andò senza più cercarla. "Tre volte vedova", ironizzò la "regina dei salotti" sulle pagine di Oggi, ma sola nei suoi salotti, circondata da amici e intellettuali, non si è mai sentita.