Un padre violento, i fratelli morti: la triste infanzia delle gemelle Kessler

Per il mondo dello spettacolo, le gemelle Kessler sono state il simbolo dei varietà e dei lustrini, ma nella loro infanzia c'è sempre stata una violenza che ha gettato un'ombra su qualsiasi cosa

Un padre violento, i fratelli morti: la triste infanzia delle gemelle Kessler
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La morte delle gemelle Kessler non ha solo smosso gli animi del mondo dello spettacolo italiano, ma ha rappresentato anche la testimonianza di un ultimo gesto - quello del suicidio assistito - che le due hanno voluto compiere per sottolineare il loro legame, la loro incapacità quasi a poter immaginare una vita senza l'altra. Un bisogno, quello delle gemelle Kessler che, nel corso della loro vita, le ha portate ad affrontare insieme tanto le cose belle quanto quelle brutte. Un modo di vivere che affonda le radici nel passato di Alice ed Ellen, quando insieme si sono trovate a dover affrontare un'infanzia triste, violenta, cadenzata da perdite e paura.

Nello scintillante immaginario collettivo legato alla loro carriera, le gemelle Kessler sono sempre state il simbolo della musica di varietà, del mondo dei lustrini. Con le loro gambe lunghe, i brani diventati iconici e le tante apparizioni sul piccolo schermo - contribuendo a costruirne la storia - Alice ed Ellen Kessler sono ricordate soprattutto per la loro arte e non molti sanno che alle spalle di questo meraviglioso mondo dello spettacolo ci sono stati anni difficili, momenti terribili in cui avere un futuro felice non sembrava essere un'opzione praticabile.

Nate a Nerchau il 20 agosto 1936, in Sassonia, Alice ed Ellen crebbero nella Germania Ovest prima della costruzione del Muro di Berlino, sotto la supervisione della madre Elsa e del padre Paul Kessler, un uomo alcolizzato e violento che nelle piccole gemelle Kessler lasciò segni ben profondi. In un'intervista riportata da Repubblica, Alice ed Ellen legarono il loro rapporto quasi simbiotico proprio agli anni terribili in cui il padre picchiava sia loro che la madre: "Il nostro attaccamento reciproco aveva radici più profonde del solito affiatamento che caratterizza i gemelli: per noi fu istinto di sopravvivenza". A scandire l'infanzia di quelle che poi sarebbero diventate due delle showgirl più famose d'Italia è dunque la paura della brutalità paterna, il terrore di rientrare in casa e trovare un padre pronto a picchiarle o a maltrattare la madre. "La nostra paura della sua rabbia cieca," hanno detto, "e la sensazione di non poterci affidare a nessun altro ci ha cementate per sempre". Le gemelle Kessler non hanno mai nascosto il fatto che la loro infanzia infelice, scandita dalla violenza e dagli abusi domestici, ha avuto un grosso peso sulle loro scelte di vita da adulte: come quello di non sposarsi o di non avere figli. Alice Kessler disse che "La violenza domestica era un fatto quotidiano. E ci giurammo che a noi non sarebbe mai successo", sottolineando che loro due non volevano "uomini per casa."

Inoltre le gemelle Kessler hanno vissuto gli anni terribili della guerra: da una parte con gli americani che, nei ricordi delle gemelle Kessler, aiutavano la popolazione, dall'altra, poi, con l'arrivo dei russi e delle zone occupate, che avrebbero scandito la loro vita finché non riuscirono a trasferirsi a Parigi. Il conflitto bellico, però, chiese anche un alto tributo alla famiglia di Alice ed Ellen, perché stroncò la vita di due fratelli maggiori, morti di tifo e itterite. Morti, queste, che non solo lasciarono le due bambine senza qualcuno pronto a difenderle dalla violenza paterna, ma che anche le costrinsero ad andare a lavorare molto giovani. In un'intervista che riporta Il Messaggero, le due sorelle hanno ricordato di come avessero "cominciato a lavorare a 15 anni in piccoli cabaret a Dusseldorf, senza conoscere la leggerezza dei coetanei che uscivano a ballare o a divertirsi. Ma per noi era normale: lavorare, guadagnare, essere autonome, costruire la nostra libertà".

Ed è stata proprio la libertà - individuale, economica e familiare - che le gemelle Kessler hanno sempre ricercato e desiderato. Quella stessa libertà che le ha portate anche a scegliere da sé la data della propria morte.

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