«Il personale meno produttivo del mondo»

da Milano

La produttività dei piloti e degli assistenti di volo e degli aerei di Alitalia è una delle più basse nel mondo. Al contrario, i costi del suo management e della struttura amministrativa sono i più alti nel trasporto aereo. Questi sono i principali motivi del collasso della compagnia individuati con spietata lucidità dal piano industriale elaborato dall’advisor Intesa Sanpaolo (il piano Fenice), dopo l’analisi della contabilità della compagnia. A queste cause, che Alitalia, con la complicità del sindacato, ha sempre tenuto celate, si aggiunge quella resa esplicita lo scorso anno con il piano-Prato: e cioè gli extra costi che Alitalia ha dovuto sostenere nei collegamenti verso Milano, quantificati in 200 milioni a esercizio. Il mancato ridimensionamento di Linate ha di fatto duplicato i voli sul capoluogo lombardo, servito parallelamente sui due aeroporti, entrambi dotati di uffici e strutture operative. Da questa voce di perdite scaturì, 12 mesi fa, la decisione di lasciare Malpensa come hub e di riposizionare il lungo raggio a Fiumicino (aeroporto che serve, contemporaneamente, sia la città di Roma che i collegamenti intercontinentali).


Ieri il più forte e bellicoso dei sindacati degli assistenti di volo, l’Sdl (ex Sult) ha proclamato per il 6 settembre uno sciopero di un minuto (avete letto bene: un minuto) per esprimere preoccupazione riguardo alla privatizzazione.

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