da Milano
Improvvisa inversione di rotta per i prezzi del petrolio, che sono arrivati a scivolare anche sotto i 105 dollari al barile - prima di chiudere a 106,29 - per la prima volta da cinque mesi a questa parte. A far calare le quotazioni sul Nymex è la forza del dollaro, che torna a salire al massimo degli ultimi 11 mesi nei confronti delleuro, sulla scia del salvataggio di Freddie Mac e Fannie Mae.
I movimenti nel mercato dei cambi hanno fatto così passare in secondo piano alcuni elementi che avevano portato il greggio nelle ore precedenti oltre i 109 dollari. Tra questi, lattesa per la decisione di oggi dellOpec, dove si discuterà di una possibile riduzione della produzione - come ha fatto sapere lo stesso presidente dellorganizzazione, lalgerino Chakib Khelil - causa il calo sostenuto dei prezzi del greggio che, dopo aver il record dello scorso 11 luglio a 147,27 dollari, sono scesi del 27%. A favore di una stretta è lIran, con il ministro Hossein Nozari che parla di un mercato «sovralimentato». Contrari il Kuwait, con Mohammad al-Olaim che non vede la necessità di riduzioni dellofferta, e i Paesi arabi del Golfo che stanno investendo 300 miliardi di dollari per aumentare la produzione, fino a estrarre 10 milioni di barili di greggio in più al giorno entro il 2015. Quasi moderata la posizione del Venezuela: secondo il ministro Rafael Ramirez si dovrà intervenire solo se il barile scenderà sotto quota 100 dollari.
A far salire le quotazioni erano stati anche i timori per luragano Ike e per gli effetti che potrebbe avere sulla produzione petrolifera del Golfo del Messico.
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