Petrolio, speculazione «in riserva»

da Milano

Da 147 a 128,8 dollari in una settimana, con un crollo record di otto dollari nel giro di un’ora mercoledì scorso. Il petrolio è sceso del 13% dai massimi, un crollo non atteso: a inizio luglio l’amministratore delegato del colosso energetico russo Gazprom, Aleksei Miller, aveva previsto quota 250 dollari «molto presto». Al New York mercantile exchange, maggior mercato mondiale, si scambiano un miliardo e mezzo di barili al giorno (per lo più contratti a termine), 17 volte la produzione reale giornaliera. Negli ultimi mesi è stato acceso il dibattito tra chi imputava la crescita del greggio, il 70% dall’inizio dell’anno, alla speculazione (il Congresso americano sta addirittura esaminando misure per limitarla) e chi ai «fondamentali» del mercato. «Il fatto è che le due cose vanno insieme», spiega Piero De Simone, direttore dell’Unione petrolifera, l’associazione delle imprese italiane del settore.
«Un tempo le quotazioni si muovevano di qualche centesimo in una seduta - spiega De Simone - è evidente che far crollare i prezzi negli ultimi giorni sono state le operazioni speculative. Gli hedge fund, prima hanno puntato sull’immobiliare, poi si sono spostati su materie prime e petrolio. Solo che la speculazione non fa che amplificare le tendenze del mercato reale». E la tendenza è che la domanda mondiale di greggio sta rallentando. La pesante congiuntura economica, che proprio il greggio ha contribuito ad aggravare, sta facendo diminuire i consumi, generali e di petrolio. Le scorte Usa registrano un aumento del 3% a inizio luglio. In Italia l’Unione petrolifera registra a giugno un consumo di benzina in calo di oltre il 10% sullo stesso mese dell’anno scorso. Se si aggiunge l’abbondanza dell’offerta sui mercati, la cauta distensione delle relazioni Usa-Iran e l’interesse dei governi a spingere carburanti alternativi e aumentare la produzione di greggio (il presidente Bush la settimana scorsa ha chiesto al Congresso di rimuovere il bando all’esplorazione al largo delle coste) si comprende come la speculazione possa aver invertito le posizioni. «Penso che resteremo all’interno di questo trend ribassista iniziato in settimana.

Non mi sembra davvero che ci siano ragioni per un cambiamento di direzione», ha detto venerdì all’agenzia Reuters Tom Bentz, analista di Bnp Paribas commodity futures.
«Le quotazioni di benzina e gasolio sono già scese negli ultimi giorni», dice ancora De Simone, «se il trend continuerà si vedranno presto benefici anche nei prezzi alla pompa».

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