Roma - Il procuratore della Cassazione, Giacomo Caliendo, ha detto no alla richiesta avanzata dal padre e dalla curatrice speciale di Eluana Englaro - la ragazza di Lecco in coma da 15 anni, in seguito ad un incidente stradale - di interrompere la nutrizione artificiale che tiene in vita la ragazza. In particolare, Caliendo ha chiesto il rigetto del ricorso avanzato dal padre di Eluana, Giuseppe Englaro, contro il decreto con il quale la corte d’appello di Milano, il 16 dicembre 2006, aveva disposto il mantenimento del sondino gastrico.
Tutela della vita In particolare nella sua requisitoria, durata una ventina di minuti, dinanzi ai giudici della I sezione civile della Cassazione, il sostituto procuratore generale Caliendo ha rilevato che "il trattamento al quale è sottoposta Eluana è difficile qualificarlo come trattamento sanitario, in quanto si tratta soltanto della somministrazione del nutrimento. Chiedo il rigetto del ricorso avanzato dal padre e dalla curatrice della ragazza - ha proseguito Caliendo - perché il nostro ordinamento tutela più di ogni altra cosa, il valore supremo rappresentato dal bene della vita, ancor più del valore della dignità umana: la decisione se vivere e morire e come vivere e morire, deve essere lasciata alle persone direttamente interessate e non ad altri".
Volontà sconosciuta Il pg ha ricordato che nulla si sa della volontà di Eluana a proposito del trattamento di alimentazione artificiale al quale è sottoposta, "che è certamente invasivo, ma non può essere considerato un trattamento terapeutico in senso stretto". In poche parole, ad avviso del rappresentante della procura del Palazzaccio, le testimonianze rese dinanzi alla corte d’appello di Milano dalle amiche di Eluana sulla volontà della ragazza di non continuare a vivere nelle sue condizioni, non sono "né rilevanti né attuali in quanto non riguardano il consenso di Eluana all’alimentazione col sondino".
Accanimento anche nella morte A margine della sua requisitoria, Caliendo si è poi lasciato andare ad alcune considerazioni, per esempio - si è domandato problematicamente - "Se venisse staccato il sondino, la ragazza sarebbe lasciata morire tra dolori atroci, a meno che non le fossero somministrate delle medicine, ma allora ci sarebbe forse un nuovo accanimento".
Il padre: "Eluana è vittima" "Dalla Cassazione ci aspettiamo una risposta: ossia se finalmente possiamo far rispettare la volontà di Eluana che è prigioniera da 5.738 giorni, da quando, ormai più di 15 anni fa, allora ebbe l’incidente stradale e fu portata in rianimazione. Eluana è una vittima sacrificale e non è giusto". Lo ha detto Giuseppe Englaro, il padre di Eluana. "E' nel Dna della nostra famiglia il rispetto per le libertà fondamentali dell’individuo: gli approfondimenti per conoscere il punto di vista di Eluana erano stati fatti, le sue indicazioni erano chiare, non ci saremo mai aspettati tutte queste difficoltà".
Nel caso di Eluana, ha proseguito il padre "c’è una evidente discriminazione perché è incapace di intendere e volere e non gli viene applicato il diritto a disporre come vuole della sua vita, sebbene le testimonianze delle sue amiche abbiano dato conto del fatto che lei mai avrebbe voluto vivere in queste condizioni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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