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Il pg presenta uno studio sui figlicidi dal 1975 al 2005: 371 casi in tutto

Vittorio Corsi ha presentato in aula la statistica sui "precedenti", rispondendo così a un analogo documento discusso durante l'arringa della difesa

Torino - Prima il richiamo al caso di Lecco, con la morte del piccolo Mirko annegato dalla madre, con tanto di proiezione su uno schermo di articoli di giornale relativi alla vicenda, poi uno studio statistico sui figlicidi dal 1975 ad 2005, 371 casi in tutto. È quanto ha presentato in aula, rispondendo così a un'analoga statistica autoprodotta e discussa durante l'arringa della difesa, il procuratore generale Vittorio Corsi nelle sue repliche nell'udienza d'Appello del caso Cogne in corso questa mattina al Palagiustizia di Torino. Citando dati di una criminologa dell'Università di Milano, la dottoressa Bramante, e uno studio di un noto medico legale, il professor Di Maio, su 184 casi di bambini di età inferiore ai 5 anni uccisi con un corpo contundente «in cui le ferite più comuni erano al capo», il procuratore ha mostrato una serie di percentuali. «Di questi 371 casi -ha spiegato Corsi- il 97% degli episodi riguardanti bambini fra gli zero e i 5 anni sono stati commessi in ambito famigliare, per quel che riguarda 80 casi di figlicidio materno la fascia di età dell'autore andava dai 26 ai 32 anni, l'età delle vittime era fra i 2 e i 6 anni e il luogo del delitto la casa dei genitori delle vittime». Osservando poi che «il minimo comun denominatore è che episodi di questo genere sono quasi tutti dovuti a sofferenze psichiche, caratteriali o a momenti di sofferenza, tolti i molti casi di maltrattamenti cattivi, che non è il caso nostro», il procuratore Corsi, riferendosi alla morte di Samuele ha parlato di un «micro episodio di discontrollo dentro le mura di casa, un episodio rapidissimo durato 20 secondi.

Un discontrollo -ha concluso- che può capitare a chiunque».

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