Una mappatura mensile della città per avere il controllo della situazione. Bruno Simini, assessore ai Lavori pubblici di Palazzo Marino, inaugura lera del «Grande fratello urbanistico». Un grande occhio che vigila sulla città al servizio della città: lidea innovativa dellassessore, incaricato dal sindaco Moratti di coordinare un tavolo interassessorile tra Lavori pubblici, assessorato alla Mobilità, quello alla Cultura, allo Sviluppo del Territorio e a Scuola e Politiche sociali, è la creazione di un database che riporti tutti i cantieri aperti in quel preciso momento, dalle scuole ai parcheggi, dai monumenti alle strade, le durate e le scadenze. Il fine: ridurre al massimo i disagi e informare i cittadini su strade chiuse, sbarramenti, «buchi» che si aprono allimprovviso sotto casa, impalcature che spuntano dalla sera alla mattina.
«A Milano sono aperti contemporaneamente - spiega Bruno Simini - 600 cantieri tra comunali (212) e privati, per un investimento complessivo di 2 miliardi e 300 milioni di euro, di cui 1 miliardo viene da investimenti extracomunali (statali, regionali e privati), diversi per tipo di opera, impatto urbanistico e durata tanto che di questi 150 durano sei mesi, mentre una decina più di due anni. Casi come quello di piazza XXV aprile, dove le protezioni per il parcheggio sotterraneo impedivano laccesso la teatro, non devono più accadere. Adesso si è capita limportanza di costruire una base comune di informazione che metta in rete lavori pubblici, lavori privati e sottoservizi, cioè quelle reti sotterranee come il gas, le fognature, il telefono e le fibre ottiche». Ogni volta che si esegue uno scavo per un parcheggio o per un tunnel, infatti, è necessario spostare la fittissima rete di cavi e tubature che corrono sotto terra, operazione che richiede un anno di lavoro. «Il nostro obiettivo - continua Simini - è comprimere i tempi e ottimizzare gli interventi, per evitare, per esempio, che nella stessa strada si intervenga quattro volte per quattro diverse utenze: un database unico permetterà di coordinare anche questi cantieri».
La difficoltà, oltre alla portata «pionieristica» dellimpresa, consiste nel coinvolgere nel lavoro di mappatura spazio-temporale anche i privati, che non sarebbero tenuti a comunicare il piano dei lavori e le tempistiche dei cantieri allamministrazione. In questi casi, infatti, le imprese comunicano direttamente con gli uffici solo per avere i permessi di occupazione del suolo, di chiusura di una strada o altro. Va da sé, comunque, che cantieri come Isola Lunetta, Garibaldi-Repubblica, CityLife, Santa Giulia sono cantieri di grande impatto, di cui è utile conoscere i movimenti per poter giocare danticipo nel coordinare gli altri interventi e linformazione ai cittadini.
Lobiettivo del progetto, infatti, è la comunicazione: «Non si tratta solo di avvertire la gente che si aprirà un buco sotto casa - spiega lassessore -. Lestate scorsa, quando si costruiva la fermata della metropolitana di Zara, si crearono ingorghi e lunghe code perché nessuno si era posto il problema di sconsigliare quelluscita della tangenziale. Per comunicare efficacemente, invece, bisogna capire quali disagi creerà un certo cantiere e a chi». I milanesi che subiscono i disagi hanno diritto di sapere cosa sta succedendo in città: ogni cantiere, dora in avanti, sarà dotato di un tabellone che spieghi il tipo di intervento in corso, la durata complessiva, lo stato dellopera e il conto alla rovescia, che evidenzi quanti giorni mancano alla conclusione. «Civiltà di cantiere» è il nome del protocollo dintesa tra assessorato ai Lavori pubblici e Assoimpredil. «In tutti i bandi di gara - spiega Simini - sarà inserito un capitolo di spesa per la comunicazione che obbligherà chiunque esegua un lavoro ad affiggere il tabellone informativo. Anche i privati ci hanno offerto la loro collaborazione, nellinteresse generale».
Comunicazione non vuole dire solo un tabellone conta giorni, in alcuni casi sarà richiesta unimmagine dellopera in fase di realizzazione, in altri volantini, in altri messaggi in autostrada o via radio, ancora insegne dei negozi affisse sulle protezioni che le coprono, come nel caso di piazza XXV aprile, quelle dei negozi.
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