Più feste per tutti

Le feste sono feste, riposo o stordimento, orgia consumistica o pretesto di vacanza: nonché, in misura oggettivamente minoritaria, ricorrenza che certuni celebrano con tonalità al solito non chiassose, nel loro privato, nella loro coscienza, forse in una chiesa, oggi forse in un cimitero. È la verità, e di retorica sulla vacua prevalenza di certe festività ne abbiamo sparpagliata a sufficienza: ciò posto, chi scrive non sa neppure esattamente che cosa sia Halloween, e tuttavia sui giornali di ieri ha letto che a maledire la festa di Halloween sono stati il presidente venezuelano Hugo Chavez, che l’ha definita «festa estranea alla cultura del Sudamerica», e poi un pugno di ecclesiastici che invece l’ha definita «sgarro all’identità cristiana che non ha niente a che vedere con una visione cristiana della vita». Vi è da presumere che invece il Carnevale riconduca a una visione cristiana della vita, e parimenti il Capodanno, il Ferragosto, il regalificio natalizio, le invenzioni tipo la festa della mamma o del papà.

Ma le feste restano feste, non daranno moralità a chi non ce l’ha, il petardo di un ragazzetto ineducato farà danni in qualsivoglia ricorrenza, le zucche vuote di Halloween resteranno vuote esattamente come lo resteranno, nel caso, le uova pasquali, e non sarà una suddivisione tra feste buone e cattive a rendere più coscienzioso e partecipato questo Paese.

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