«Più peso alle persone e meno ai numeri»

Roma. È stato un Mario Draghi «montezemoliano» quello intervenuto all’assemblea annuale dell’Abi. Messo per un giorno da parte il rigoroso protocollo dell’intervento preparato, il governatore di Bankitalia ha spesso «improvvisato» per rafforzare i concetti espressi. Già a partire dal saluto affettuoso a Giuseppe «Puccio» Zadra, il direttore generale di Abi uscente con il quale aveva già collaborato ai tempi del Tesoro, si è compreso che si trattava di un Draghi diverso. Ancor più quando ha detto che «una rondine non fa primavera» riferendosi al calo della cassa integrazione a giugno, dato troppo stagionale per dire che il peggio è passato. Certo, il governatore non è entrato nel merito - pur potendolo fare - della proposta lanciata da Giulio Tremonti, ma non si è nemmeno profuso in una difesa a spada tratta delle prerogative delle banche.
«Il credito al settore privato rallenta ancora», anche se «la contrazione riguarda le imprese, mentre i prestiti alle famiglie continuano a espandersi», ha detto. Gli istituti, ha rilevato, devono saper «conciliare il perseguimento di prudenti equilibri economici e patrimoniali con l’esigenza di non far mancare il sostegno finanziario alle imprese con buone opportunità di crescita». Una vera chiamata in causa.
Draghi ha ribadito che non si può uscire «dal sentiero della rigorosa valutazione del merito di credito» perché «un sistema bancario sano è condizione necessaria per lo sviluppo, è presidio del risparmio affidato agli intermediari». Ma «è altrettanto importante che le banche nel decidere sul credito usino tutta l’informazione loro disponibile» integrando i metodi statistici con la «conoscenza diretta del cliente, delle sue effettive potenzialità di crescita». La patrimonializzazione del sistema, infatti, è «adeguata» come la risposta agli stress test.
Per questo motivo il governatore si è detto «curioso di sapere perché è stata così bassa» la partecipazione delle banche italiane all’ultima operazione di finanziamento dell’Eurosistema (l’Italia ha preso meno del 3% su 442 miliardi disponibili), «visto che si trattava di una raccolta all’1% annuo».
Infine, una valutazione sulla vigilanza globale. «Senza etica e senza morale non si va da nessuna parte», ha affermato (riprendendo quanto espresso in un commento alla Caritas in veritate).

Per le regole fissate da Basilea2 è in arrivo una «profonda revisione», perché si tratta di «uno schema molto prociclico» che ha accentuato la crisi. Analogamente Bankitalia appronterà una task force per gli stipendi dei manager.

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