Piaggio, la svolta e l’approdo a Piazza Affari

Con la quotazione in Borsa della Piaggio, iter ormai definito, si chiude l’operazione salvataggio avviata tre anni fa da Roberto Colaninno. In pratica, con il sostegno del mondo bancario (27 gli istituti creditori di Piaggio che hanno aderito all’iniziativa), l’imprenditore mantovano è riuscito a ribaltare una situazione che per molti versi ricorda quanto sta accadendo in casa Fiat: il passaggio dal possibile crac a una rinascita che, fino a poco tempo fa, molti ritenevano pura utopia. In più è stato scongiurato il pericolo che l’azienda potesse finire in mani straniere. Fino a tre anni fa la casa motociclistica di Pontedera viaggiava con circa 600 milioni di debiti, un bilancio negativo, conti in rosso e una generale incertezza sulle reali capacità di proseguire le sue attività in futuro. Lo sbarco in Piazza Affari (offerta da oggi al 5 luglio, presentazione del road-show domani a Milano e debutto il prossimo 5 luglio) rappresenta un forte segnale: Piaggio è in salute ed è pronta ad affrontare le nuove sfide insieme ai numerosi marchi che le ruotano attorno, tra cui Aprilia e Moto Guzzi, altre società che rischiavano di concludere anzitempo la loro corsa.

Alla vigilia del via libera alla quotazione non sono mancate voci contrarie e critiche mosse in particolare da Fiom-Cgil e associazioni dei consumatori, probabilmente non convinti dal fatto che con l’Ipo non entreranno risorse in azienda, ma che usciranno soltanto la compagine bancaria e la vecchia proprietà. Una procedura, questa, prevista fin dal 2003 e che va in direzione di permettere a nuovi investitori di dare il loro contributo, mentre la holding Immsi si consoliderà sempre più come azionista di maggioranza assoluta.

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