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«Il piano di D’Alema sul Mezzogiorno? Già presentato da noi»

da Roma

Il piano per la logistica accennato da Massimo D’Alema a Napoli e presentato come una scommessa a lungo termine è già stato approvato dal governo qualche settimana fa. A rivendicarne la primogenitura è il sottosegretario alle Infrastrutture Paolo Uggè. Che, però, marca una differenza tra il progetto dell’Unione e il provvedimento del governo: il primo vuole solo far transitare le merci cinesi dall’Italia mentre il secondo punta a far trasformare in Italia i prodotti asiatici semilavorati. Con ricadute economiche molto diverse.
È stata una sorpresa l’accenno alla logistica da parte del presidente Ds?
«Forse non ha avuto tempo di verificare che il piano per la logistica e il Sud è già stato presentato da questo governo. E che ha trovato apprezzamento da tutte le parti sociali, in particolare da parte del presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo che ne ha parlato come dello strumento giusto per la competitività del Paese».
Anche voi, come D’Alema, avete incontrato la Confindustria cinese?
«Ci furono incontri a suo tempo. Ma il punto è che non possiamo diventare quelli che consentono ai cinesi di gestire il mercato italiano ed europeo. Per noi le merci che arrivano dall’Asia o dalla Cina devono essere lavorate ed assemblate qui in Italia».
Sta dicendo che il piano D’Alema è diverso dal vostro?
«Noi vogliamo che i container che arriveranno siano aperti e che le merci vengano manipolate, stoccate qui. Mi pare che l’Unione voglia fare solo transitare le merci. E c’è una differenza economica enorme che abbiamo calcolato nel Dpef. Si passa dai 300 euro a container a 2.300 euro per quanto riguarda il fatturato, da 20 a 200 euro di utile e da 110 a 1.000 euro per le entrate dello Stato».
In sintesi, cosa prevede il piano per la logistica?
«Ha l’obiettivo di favorire l’intermodalità, vale a dire un sistema di trasporti che si basi, oltre che sulla gomma, anche sul ferro e sul mare. Per questo sono previsti incentivi alle aziende di autotrasporto per i quali abbiamo messo a disposizione 480 milioni di euro».
E per le merci che vengono dall’Asia cosa prevede?
«Noi immaginiamo una rete di grandi hub portuali per accogliere queste merci in Italia, dove potranno anche essere assemblate. Rispetto ai Paesi del Nord Europa abbiamo un vantaggio di sei giorni di navigazione, dobbiamo essere in grado di sfruttarlo».
Dove sono localizzati gli hub portuali?
«Abbiamo individuato diverse zone. Quella di Taranto, che comprende anche Bari e Brindisi, poi c’è Gioia Tauro e Cagliari. Poi ci sono gli hub aeroportuali di Milano Malpensa e Roma Fiumicino, i punti di accesso al combinato terrestre strada-ferro di Novara, Milano, Verona, Padova, Bologna, Roma, Napoli, Bari e Catania. E anche le autostrade del mare che toccano La Spezia-Savona, Genova, Livorno, Venezia, Trieste, Ravenna, Ancona e Civitavecchia.

È una rete che tocca tutto il Paese».

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