Via al piano d’emergenza tra rimpatri e tendopoli E il premier va in Tunisia

Il Viminale avverte i governatori e le Regioni tranne l’Abruzzo: "Nessuno può chiamarsi fuori In Puglia solo tremila irregolari". Lampedusa si svuota: via i primi 2.500. Bossi detta le condizioni: "Profughi al Nord? Cautela..."

Via al piano d’emergenza 
tra rimpatri e tendopoli 
E il premier va in Tunisia

Roma - La Protezione civile ha consegnato al Viminale mille tende. Di ora in ora si mette a punto il piano di emergenza per accogliere diecimila clandestini, ma al ministero dell’Interno hanno molti fronti aperti. Prima di tutto il «no» alla collaborazione per l’accoglienza di immigrati da parte di alcune regioni, tra l’altro a maggioranza di centrosinistra. Poi un atteggiamento non complice da parte della Francia, che continua a respingere i nordafricani alla frontiera di Ventimiglia. Infine l’Unione europea: arrivano primi segnali positivi per una condivisione delle richieste di asilo, ma alcuni Stati continuano a non essere d’accordo. Questa era la situazione ieri, il giorno in cui finalmente Lampedusa ha iniziato a svuotarsi di clandestini, trasferiti in altri centri italiani. Ma il problema sta proprio qui: nella mappa dell’accoglienza. I clandestini dalla Tunisia, una parte dei quali evasi dalle galere, non li vuole nessuno, nemmeno le regioni che sbandierano la solidarietà politica della sinistra, come Basilicata e Toscana. Leggermente diverso il caso della Liguria, dove l’emergenza è già alle stelle perché Ventimiglia si sta affollando di nordafricani respinti dalla Francia. Qui ieri ha aperto il primo centro di accoglienza temporaneo, all’interno di un ex caserma dei vigili del fuoco. Il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha portato cifre e mappa della divisione degli immigrati regione per regione al Consiglio dei ministri: solo l’Abruzzo è escluso, per le altre ci sarà una proporzione tra extracomunitari accolti e numero di abitanti. Un clandestino o profugo ogni mille cittadini: così è stato deciso. Tutti i governatori devono obbedire, anche quelli «della Lega», ha chiarito a sorpresa Maroni: «Atteggiamenti di rifiuto non possono essere giustificati. È un’emergenza grave che richiede il concorso di tutte le regioni». Poi Maroni si è riunito ancora con Berlusconi in serata, a palazzo Grazioli, presente anche il ministro della Difesa Ignazio la Russa, che ha proposto 7 aree al Nord, caserme attrezzate per ospitare i clandestini. Dopo una lunga trattativa con il Viminale, il governatore toscano, Enrico Rossi, ha ottenuto che non sia aperto un centro a Coltano per 500 tunisini, ma che gli ospiti siano divisi in nove-dieci centri, gestiti da associazioni di volontariato. Alla Toscana sono destinati circa 3mila immigrati.
Il piano del Viminale prevede dunque ospitalità per un minimo di 10mila e per un massimo di 50mila immigrati divisi proporzionalmente da Nord a Sud, con aree controllate per i clandestini e piccoli centri di accoglienza per i rifugiati. Lo scenario potrebbe cambiare qualora la Tunisia «si riprenderà tre o cinque mila» connazionali, modificando il suo atteggiamento. Altrimenti «nessuno può chiamarsi fuori», comprese le «regioni amministrate dalla Lega», ha sottolineato il titolare del Viminale. Questa la linea, nonostante i malumori di Bossi.
Tra le regioni che non vogliono i tunisini c’è anche la Basilicata. La quota di nordafricani prevista è di un massimo di cinquecento, ma il governatore, Vito de Filippo (Pd), già pone un alt: «Siamo molto preoccupati dalle parole del ministro Maroni».
C’è poi il caso Puglia. Proprio per il sovraffollamento della tendopoli di Manduria ha rassegnato mercoledì le dimissioni il sottosegretario Alfredo Mantovano, pugliese. Ieri Maroni ha assicurato che nel centro non saranno ospitati «mai più di 2.900» tunisini, e che la loro permanenza sarà limitata al «tempo strettamente necessario allo smistamento». Al tallone d’Italia spetterà un’accoglienza fino a un massimo di 4mila immigrati, sempre su base proporzionale. Ieri sera Berlusconi ha convocato Mantovano a palazzo Grazioli.
Per ora la percentuale di richiedenti asilo è ancora bassa (15-20% secondo dati Ue). C’è comunque il piano numero due, e riguarda solo i rifugiati: in questo caso l’accoglienza sarà gestita direttamente dalla Protezione civile, Comune per Comune, con minicentri di accoglienza.

Dall’Unione europea è arrivato un primo segnale incoraggiante: l’ipotesi di distribuzione tra i Paesi membri dei nordafricani che chiedono asilo sia discussa al prossimo Consiglio affari interni e della Giustizia, l’11 e il 12 aprile a Lussemburgo.

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