Grigory Sokolov, erede della grande tradizione russa dei Gilels e dei Richter, è senza dubbio uno dei migliori pianisti oggi in campo. È schivo fino allinverosimile, lontano da tutto ciò che gli possa rammentare lo star system, impegnato costantemente a centellinare le interviste. Che devono concentrarsi comunque solo ed esclusivamente su questioni musicali, il resto è top secret. Riluttanza a rilasciare dichiarazioni poiché, lui dice, un giorno se ne va nel viaggio, quello dopo nelle prove e il terzo è dedicato al concerto stesso. Non resta molto per applicarsi ad altro. Anche perché provare, per Sokolov, vuol dire mettersi al pianoforte per sette-otto ore.
Stasera (ore 21), in Conservatorio, Sokolov è lospite di punta del cartellone della Società dei Concerti, istituzione che come poche altre riesce sempre ad assicurarsi un recital di questo pianista. Che, da persona selettiva allennesima potenza, una volta esaurita la fase esplorativa e acquisita fiducia, vuole poi stabilire un dialogo speciale con le istituzioni prescelte. Certo, gli organizzatori devono saper rispondere alle esigenze di un artista perfezionista fino allossessione: basta un dettaglio fuori posto per creare tensioni e far temere che il recital possa saltare da un momento allaltro (nel più puro stile di Arturo Benedetti Michelangeli, altro impagabile perfezionista della tastiera). E qui il divismo non centra.
Il programma di stasera è alla Sokolov, cioè centrato su autori capitali della letteratura pianistica, si ascolterà infatti Franz Schubert, Sonata D 850, e le Sonate op. 2 n. 2 e op. 27 n. 1 di Ludwig van Beethoven. Ci si imbatte in pagine che ormai sono dei classici, ma che riplasmate dalle dita-cesello di Sokolov assumono unanima particolare, una personalità che lascia tracce indelebili nella memoria dello spettatore.
Sokolov, classe 1950, di San Pietroburgo, conosceva la notorietà già a sedici anni aggiudicandosi la medaglia doro al Caikovskij di Mosca. Iniziava la carriera del concertista itinerante, in giro per il mondo, diviso fra Usa e Europa. Ma alle soglie degli anni Ottanta, lUrss sbarrava le porte e Sokolov attraversava un decennio di isolamento. Dopo il disgelo, ha ricominciato la sua seconda vita. La prima è stata segnata dallammissione, a sette anni, a una scuola per bambini dotati: contesto che certo ha assecondato una personalità incline all'introspezione e allo sviluppo di una sorta di difesa immunitaria dalla mondanità.
Il piano romantico dello «zar» Sokolov
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