Economia

Via al piano SuperFiat: con Chrysler e Opel nozze da 80 miliardi

Se il progetto di Marchionne andrà in porto nascerà il secondo colosso mondiale dell’Auto. Torino studia lo scorporo di Fiat auto in una nuova società quotata. Marcia indietro di Magna, ma spuntano Cerberus e il fondo di Abu Dhabi

Via al piano SuperFiat: 
con Chrysler e Opel 
nozze da 80 miliardi

Torino - È SuperFiat: a 48 ore dalla chiusura del dossier Chrysler, Sergio Marchionne apre un fronte ancora più ampio, capace di generare un megagruppo automobilistico da 80 miliardi di fatturato. E a costituirlo, oltre a Fiat Group Automobiles, sarebbero, se tutto filerà liscio, anche General Motors Europa e la quota in crescendo del Lingotto in Chrysler. «In questo quadro - si legge in una nota diffusa ieri sera da Torino - il gruppo potrebbe valutare varie operazioni societarie, compreso lo spin-off di Fiat Group Automobilies in una società quotata che ne unisca le attività con quelle di Gm Europa. Obiettivo di tutte queste operazioni è quello di assicurare il miglior sviluppo strategico del settore automobilistico».

Il piano che nelle intenzioni di Marchionne darà vita al megagruppo è stato annunciato al termine del consiglio di amministrazione che, ieri pomeriggio, ha dato al top manager del Lingotto in partenza per Berlino carta bianca sull’operazione. È con questo ricco biglietto da visita che l’amministratore delegato di Fiat Group si presenterà oggi al tavolo con il governo tedesco e il potente sindacato Ig Metall per «chiudere il cerchio» su Opel, il marchio più importante della galassia europea di Gm. Nei giorni successivi, in attesa che la Corte della bancarotta di Manhattan si pronunci sul piano di ristrutturazione di Chrysler, Marchionne e il suo staff stringeranno i tempi con i vertici di Gm per definire i termini del matrimonio. Sarà dunque lungo l’asse Torino-Detroit che si svilupperanno i colloqui nelle prossime settimane. Marchionne si troverà di fronte molti dei top manager protagonisti della precedente alleanza, sciolta nel febbraio 2005. Tra questi, in particolare, il successore di Rick Wagoner, ovvero l’ad Fritz Henderson, già direttore finanziario del gruppo Usa, con cui sono stati intavolati i primi propositi in vista della nuova mega-alleanza. Marchionne e Henderson avrebbero approfondito la fattibilità del progetto nei giorni in cui il responsabile operativo del Lingotto era negli Stati Uniti, facendo la spola tra Washington, Detroit, New York e Auburn Hills, per definire i dettagli dell’operazione Chrysler. Sembra, comunque, che del piano fosse informato anche Wagoner e che l’idea di ritrovare, sotto una nuova forma, il vecchio socio di Torino (e soprattutto quel Marchionne che gli aveva sfilato 2 miliardi di dollari mettendo la parola fine alla put option) non gli fosse dispiaciuta. Gm Europa, con sede a Zurigo, è invece guidata dal tedesco Carl-Peter Forster (ex di Bmw), mentre Hans Demant è al vertice di Opel. Il «pacchetto» che confluirà nel nuovo mega-aggregato (come volumi circa 7 milioni di unità) formerà il secondo gruppo nel mondo dietro a Toyota, mentre in Europa, alla luce dei dati del primo trimestre 2009, si collocherebbe al secondo posto, con una quota del 18,4%, a ridosso di Volkswagen Group. Bilanci alla mano, comunque, la situazione di Gm Europa è tutt’altro che florida. Il gruppo di Zurigo, che include i marchi Opel-Vauxhall (boccone più importante con 1,459 milioni di unità prodotte nel 2008), Chevrolet, di cui però Gm Europa detiene il 49%, mentre il restante 51% appartiene a Gm Dat (vale 507mila veicoli) e la svedese Saab (93.300 vetture), è in debito di ossigeno. Il rosso con cui ha archiviato l’ultimo esercizio ammontava a 1,633 miliardi di dollari a fronte di ricavi per 34,388 miliardi. Oggi, a Berlino, Marchionne cercherà di convincere le autorità sulle ricadute positive, anche per l’economia del Paese, di un’iniziativa del genere. In agenda ci sono incontri sia con il ministro dell’Economia, Karl-Theodor zu Guttenberg, sia con quello degli Esteri, Frank-Walter Steinmeier. La delegazione torinese dovrebbe vedere anche Klaus Franz, responsabile del consiglio di fabbrica di Opel. Sindacato e concessionari hanno fatto muro rispetto all’opzione italiana.

A inseguire Opel ci sarebbero anche il fondo sovrano di Abu Dhabi e l’investitore statunitense Cerberus, lo stesso che aveva rilevato Chrysler da Daimler, mentre Magna International, dato in Germania per favorito, ha fatto un passo indietro.

Il suo fondatore nonché ad, Frank Stronach, ha smentito in un’intervista di voler acquisire Opel.

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