Cronaca locale

Piano del territorio, il Pdl attacca la Lega: «Vuole rendere Milano una piccola Lesmo»

Alleati, ma anche l’un contro l’altro armati. Resa dei conti oggi a Palazzo Marino tra Pdl e Lega. In agenda il vertice tra i partiti di maggioranza e il sindaco Moratti sul nuovo piano di governo del territorio, che disegnerà il futuro urbanistico della città, e conta di mettere sul piatto circa 9 milioni di metri quadri di superficie in più su cui costruire. Le uscite del capogruppo del Carroccio Matteo Salvini, che già festeggia lo stralcio dell’area dell’Ippodromo dai piani di sviluppo e dice «no alla cementificazione selvaggia», non sono piaciute al capogruppo del Pdl Giulio Gallera. «Il nostro partito - afferma - si contraddistingue per il fare, guardiamo a una Milano del 2020 dove si costruisce in maniera equilibrata, offrendo verde alle famiglie, residenze alle giovani coppie, uffici a prezzo agevolato a chi inizia un’attività, spazi ai creativi. Dall’amministrazione della Lega il sindaco Albertini ereditò 10 milioni di aree dismesse, senza progetti di sviluppo urbanistico». Nella battaglia del Carroccio vede «il rischio di trasformare Milano in una piccola Lesmo, un bel centro con tanto verde ma provinciale, ma una città che si confronti con le grandi capitali europee». Dunque: se nel merito il via libera al pgt arriverà solo dopo le elezioni, l’incontro col sindaco servirà a dettare tempi e metodo. In primis: stop al tavolo tecnico, d’ora in avanti l’analisi del piano andrà avanti solo a livello politico, e «tutti si dovranno prendere le proprie responsabilità».
Sulla stessa linea il vicecapogruppo del Pdl Carlo Fidanza: «In questi anni abbiamo consentito a Milano di ripartire, non saranno di certo i diktat e la demagogia a fermarci.

La Lega smetta di fare campagna contro il Pdl, alimentando falsi allarmismi, e cominci a spiegare ai suoi elettori perché, oltre a far finta di difendere il verde pubblico, difende le province inutili, gli stipendi d’oro dei manager amici, il non accorpamento del referendum e lo spreco di soldi pubblici».

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